Le notizie relative alla diffusione e, purtroppo, alle morti provocate dal Covid-19 occupano ormai la quasi totalità dei tg e dei giornali, sia online che cartacei. L’attenzione mediatica ha fatto sì che i nostri connazionali che vivono e lavorano all’estero diventassero, loro malgrado, protagonisti di episodi di discriminazione legati alla paura del contagio.
Una interrogazione al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – presentata dall’ex sottosegretario alla giustizia, Gennaro Migliore – chiede di fare chiarezza sulla grave violazione dei diritti fondamentali di cui sono rimasti vittima in Eritrea sei cittadini italiani, ivi compreso il figlio minorenne di uno di loro, prelevati forzatamente all’arrivo all’aeroporto di Asmara e posti in quarantena dalle autorità locali all’interno di strutture ospedaliere, mettendo a serio rischio la loro salute, oltre che privandoli della libertà.
Si tratta di dipendenti dell’Istituto italiano statale omnicomprensivo di Asmara (Eritrea), che è la scuola statale italiana più grande al mondo, in cui lavorano circa 50 docenti italiani e consta di quasi 1250 studenti dalla scuola primaria alla secondaria di secondo grado con tre differenti indirizzi di studio.
Nella settimana dal 22 al 29 febbraio 2020 le lezioni sono state sospese per la pausa infra quadrimestrale e alcuni insegnanti avevano deciso di rientrare in Italia.
Nel frattempo la situazione è precipitata, mentre l’Eritrea non aveva ancora preso posizione nei confronti dei cittadini provenienti dalle zone cosiddette “rosse” della Lombardia e del Veneto. Sia i docenti in servizio ad Asmara che le organizzazioni sindacali scuola estero hanno più volte richiesto al Ministero di indicare con chiarezza quali fossero i protocolli da seguire per la sede di Asmara. E soprattutto di adottare i provvedimenti speciali relativi alla validità dell’anno scolastico per garantire il diritto allo studio di migliaia di studenti e i diritti dei nostri concittadini all’estero.
A partire dal 29 febbraio scorso i docenti sono rientrati in sede ad Asmara. In sei, ivi compreso il figlio minorenne di uno di loro (nessuno proveniente dalle “zone rosse” indicate nel primo Dpcm del Governo) sono stati prelevati forzatamente dalla polizia.
Di qui l’interrogazione per chiedere all’ex vicepremier approdato alla Farnesina quali iniziative intenda promuovere al più presto un tavolo di confronto tra le autorità diplomatiche e consolari italiane ad Asmara e le autorità eritree per una soluzione immediata e condivisa che dia la possibilità ai nostri concittadini di scegliere una forma di “auto-quarantena” presso le proprie abitazioni e pervenire alla sospensione temporanea delle attività scolastiche.