sabato, 16 Novembre, 2024
Società

Giubileo, spiritualità ma non solo

La domanda da porsi è quale Giubileo vorremmo che fosse. Una domanda che bisogna porsi per l’importanza dell’evento, ma anche perché sembra che manchi una visione complessiva dell’evento, soprattutto dopo i terribili tragici venti di guerra che spirano da più parti: dal cuore stesso dell’Europa e dalla martoriata terra di Palestina.

L’unico riferimento globale è stato quello religioso tracciato da S. S. Francesco, nella lettera a S. E. Mons. Rino Fisichella per il Giubileo 2025, che ricorda il ruolo che hanno avuto da sempre i giubilei, con milioni e milioni di pellegrini, “che nel corso dei secoli, hanno raggiunto questi luoghi santi dando testimonianza viva della fede di sempre” e che dovrebbe orientare il mondo cattolico e, quindi, dovrebbe indirizzare anche l’azione dei laici cattolici impegnati nel sociale. cosi come è precisato nella lettera al Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Infatti come scrive il Papa: …“la dimensione spirituale del Giubileo, che invita alla conversione, si coniughi con questi aspetti fondamentali del vivere sociale, per costituire un’unità coerente”… E questo riferimento perciò dovrebbe essere integrato da una altrettanta lucida valutazione ed azione nel campo politico, economico, sociale e dei costumi.
Le amministrazioni locali, dal loro canto, invece mi pare che stiano perdendo tempo prezioso e così si rischia di mancare un appuntamento.

L’Italia, di fatto, sta rimanendo spettatrice di un evento che pure la dovrebbe riguardare in tutti gli aspetti e che potrebbe divenire il grande propulsore, non solo economico, ma anche culturale, morale e spirituale. Il Giubileo non può essere solo un affare, ma dovrebbe essere un grande momento di tensione morale.
I Giubilei per Roma, per l’Italia e l’intera cristianità hanno costituito sempre un momento di grande tensione spirituale e culturale, hanno avuto influenza sui costumi, sull’arte, sull’economia, sulla politica.

Anche questo Giubileo dovrebbe rappresentare una tappa importante verso il rinnovamento del “modello di civiltà” che in tutto il mondo è entrato in crisi per l’incertezza dei valori di riferimento. Questa opportunità bisogna coglierla, tendendo alla formazione di una nuova coscienza e di una tensione spirituale in grado di riportare l’etica nella politica, nell’economia e nella finanza e la solidarietà nella vita civile.
Tutto ciò sembra non emergere, eppure questo grande avvenimento si sta avvicinando a grandi passi e velocemente.. Tutto appare ancora fermo.
Cosa si fa, ad esempio per la riqualificazione dell’ambiente, naturale ed antropico (Cfr. Enciclica “Laudato sì”).

Chi arriverà a Roma e in Italia per il Giubileo troverà un’Italia avviata alla sua rigenerazione? E vedrà un Paese che si è lasciato alle spalle la corruzione? Non sembra proprio.
Di fronte a questa situazione il Giubileo non dovrà e non potrà reggersi solo sulla spiritualità ed, in parte, solo sulla visione cristiana, elementi che pur ci appartengono e ci distinguono.
Per questo bisognerà – ad esempio – agevolare la visita non solo ai siti religiosi, di cui il Lazio è particolarmente ricco, ma anche promuovere tutte le altre bellezze naturali paesaggistiche e storiche.

L’intero sistema dovrà essere integrato con i territori a nord e sud del Lazio, offrendo la possibilità di un collegamento funzionale con l’Umbria, le Marche e con l’Italia meridionale, anche nella prospettiva di un naturale ponte, in questo particolare momento di tensione, verso gli altri Paesi del Mediterraneo ed in particolare verso la Terra Santa,  tanto martoriata ai nostri giorni, sia per recuperare una naturale funzione storica, sia per inserirsi nell’ambito della visione giubilare della Chiesa proiettandosi in particolare verso Gerusalemme.

«Il pellegrinaggio è un segno peculiare dell’Anno Santo, perché è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza. La vita è un pellegrinaggio e l’essere umano è viator, un pellegrino che percorre la strada fino alla meta agognata. Anche per raggiungere la Porta Santa a Roma e in ogni altro luogo, ognuno dovrà compiere, secondo le proprie forze, un pellegrinaggio» (Cfr. Bolla “Misericordia Vultus”).

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