Tra i Sette Grandi stavolta l’Italia non sarà il fanalino di coda. A parte la buona performance degli Stati Uniti (+1,6%) il nostro Paese nel 2024 starà, insieme alla Francia, tra quelli che se la passano meglio. Giappone e Regno Unito sono in recessione tecnica. La Germania ne è appena uscita, senza rimbalzo, e crescerà solo dello 0,3%.
Crescita bassa ma recessione scongiurata
Rispetto allo 0,8% previsto nell’Eurozona, è accettabile il + 0,7% rispetto allo 0,6% realizzato dall’Italia lo scorso anno. Certo è molto meno dell’ 1,2% previsto dal Governo.E questo potrebbe pesare sui conti dello Stato, anche se il Commissario Gentiloni non parla di nessuna manovra correttiva. Nel frattempo,però, l’inflazione da noi sembra frenare più rapidamente rientrando nei ranghi del 2% già quest’anno rispetto al 2,7% dell’Eurozona. Insomma, non sta andando così male. La crescita però è bassa. Ma siamo realisti. Per 15 mesi i tassi sono saliti alle stelle. Ci sono due guerre in corso. E non c’è stata la temuta recessione. L’Italia ha sofferto delle gravi difficoltà della Germania nostro principale partner commerciale senza farsi troppo male. Probabilmente ha giovato l’effetto Pnrr e anche una certa capacità di resilienza ed elasticità del nostro sistema produttivo. Possiamo accontentarci? No. Perché debito e deficit sono ancora troppo alti.
Si può fare di più
Per l’economia europea “C’è troppa incertezza” ammonisce Gentiloni. E ha ragione. La crescita potrebbe accelerare se la Bce non aspettasse la seconda metà dell’anno per avviare la discesa dei tassi. Ma Lagarde propende per la prudenza. In questo scenario forse servirebbe più coraggio che prudenza. Quanto meno per l’Italia. Il Governatore della Banca d’Italia nei giorni scorsi è stato molto chiaro: si può e si deve fare di più con una manovra sui salari: possono aumentare senza timori che questo getti benzina sul fuoco dell’inflazione.
La cura ricostituente dei salari
Anzi. Più soldi nelle tasche dei lavoratori rilancerebbero la domanda interna e questo avrebbe solo effetti positivi. La gente starebbe meglio, aumenterebbero le entrate fiscali dello Stato, diminuirebbe il deficit e calerebbe il rapporto tra debito pubblico e Pil. Insomma, l’aumento dei salari, in un periodo di bassi investimenti, sarebbe una bella cura ricostituente per l’economia italiana e contribuirebbe a un miglioramento nella giustizia sociale del nostro Paese con una più equa redistribuzione della ricchezza. Confesso che mi aspettavo che l’invito di Panetta fosse accolto con maggiore entusiasmo sia dai sindacati che dalla politica. E anche dai giornali che ne hanno dato notizia ma senza accendere un dibattito su questo tema. Prudenza, incertezza o distanza dalla realtà?