sabato, 16 Novembre, 2024
Economia

Ocse: Pil in crescita e inflazione all1,8% nel 2024

Anche l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico conferma le previsioni di crescita del nostro Paese. Nel 2024, infatti, il Prodotto interno lordo italiano dovrebbe avere una crescita pari al +0,7% e un incremento del +1,2% nel 2025. Le stime contenute nell’interim Economic Outlook sono in linea con quelle indicate nello scorso 29 novembre, che peraltro erano state reiterate nel rapporto sull’economia italiana pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione allo sviluppo economico il 22 gennaio. L’Ocse, inoltre, stima un’ulteriore decelerazione dell’inflazione nel 2024, la quale dovrebbe attestarsi all’1,8%, rispetto al 5,9% dell’anno appena concluso, mentre per il 2025 si dovrebbe attestare al 2,2%.

La situazione in Europa

L’ente parigino ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita economica per l’Eurozona che quest’anno dovrebbe attestarsi al +0,6% (0,3 punti percentuali meno rispetto a novembre) e nel 2025 al +1,3% (0,2 percentuali in meno). Per la Germania l’Ocse stima, dopo il -0,1% del Pil registrato nel 2023, un +0,3% nel 2024 (0,3 punti percentuali in meno da novembre) e un +1,1% nell’anno 2025, mentre per la Francia l’incremento dovrebbe essere pari al +0,6% di crescita nel 2024 (-0,2 punti in meno) e al +1,2 nel 2025 (dato invariato rispetto a novembre). L’attesa di crescita più forte, invece, riguarda la Spagna con il Pil che nel 2024 dovrebbe essere pari al +1,5% (più 0,1 punti) e nel 2025 dovrebbe attestarsi al +2%. L’Ocse, invece, ha ritoccato al rialzo le previsioni di crescita economica globale di quest’anno che dovrebbe registrare un incremento del +2,9%, mentre per il 2025 le stime previste parlano di una crescita pari al 3%.

Dagli Usa alla Russia

Per gli Stati Uniti l’Ocse ha rivisto al rialzo la stima di crescita di quest’anno, la quale dovrebbe attestarsi al +0,6%, al +2,1% nel 2024 e all’1,7% nel 2025, mentre per la Cina è confermata la previsione di crescita del 4,7% per quest’anno e del 4,2% per il prossimo. L’economia che cresce di più a livello globale tra quelle elencate, invece, resta l’India, con una previsione di crescita pari al 6,2% quest’anno (0,1 punti percentuali in più) e al 6,5% nel 2025. L’Ocse ha infine effettuato una revisione a rialzo sul Pil della Russia e dopo il 3,1% di crescita registrato del 2023 e nonostante le sanzioni decise dai paesi del G7 e altri Stati occidentali per l’invasione dell’Ucraina, nel 2024 è atteso un più 1,8% (0,7 punti percentuali in più rispetto alle stime precedenti) mentre nel 2025 la stima di crescita dovrebbe attestarsi al +1%.

La guerra in Medio Oriente

Tuttavia, l’Ocse è fortemente preoccupata dalla guerra scoppiata in Medio Oriente. “I Governi si trovano ad affrontare sfide fiscali crescenti a causa dell’aumento dei costi sul debito e significative ulteriori pressioni future. Sono dunque necessari sforzi più incisivi a breve termine per contenere la crescita della spesa e le cornici di bilancio a medio termine ben delineati per garantire la sostenibilità e la flessibilità per rispondere agli shock futuri. Bisogna rafforzare i fondamentali di crescita attraverso riforme nel campo dell’istruzione volte a potenziare lo sviluppo delle competenze e ridurre i vincoli nei mercati del lavoro e dei beni. È necessaria, inoltre, una maggiore cooperazione internazionale per rilanciare il commercio globale, garantire progressi più rapidi e meglio coordinati verso la decarbonizzazione e alleviare gli oneri del debito nei Paesi a basso reddito”, si legge nell’interim report dell’Economic outlook.

Conflitto e inflazione

L’Ocse specifica, inoltre, che “le forti tensioni geopolitiche rappresentano un rischio significativo a breve termine per l’attività economica e l’inflazione, in particolare se il conflitto in Medio Oriente dovesse portare perturbazioni nei mercati dell’energia. Un ampliamento o un’escalation del conflitto impatterebbe il trasporto marittimo in misura maggiore di quanto attualmente previsto, intensificare le strozzature nell’approvvigionamento e far salire i prezzi dell’energia, e questo danneggerebbe la crescita e aumenterebbe direttamente le pressioni inflazionistiche e portando potenzialmente a una fuga verso la sicurezza nei mercati finanziari globali. Inoltre la crescita potrebbe anche essere più debole del previsto se gli effetti persistenti dei passati aumenti dei tassi di policy siano più forti del previsto”.

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