lunedì, 18 Novembre, 2024
Attualità

Agricoltori. La protesta si allunga verso Roma

“Amadeus ci ospiti a Sanremo, gli italiani devono sapere”

La protesta degli agricoltori si è oramai estesa per tutta Italia. Una domenica, quella di ieri, che ha visto manifestazioni da Nord a Sud, da Milano (in piazza Duomo portati anche una mucca e un vitellino) a Enna, da Pavia a Battipaglia. Ma è stato ancora il casello autostradale di Orte, nel Viterbese, il centro del maggiore malcontento: da qui gli allevatori hanno anche lanciato un appello ad Amadeus affinché possano essere ospitati sul palco del teatro Ariston di Sanremo per spiegare agli italiani il motivo delle loro proteste: “L’agricoltura sta morendo e deve essere rappresentata”, le parole dei manifestanti. Che se non saranno ‘convocati’ dal direttore artistico del Festival, convergeranno a Roma, probabilmente nei pressi dei famosi luoghi di potere della Capitale. Quando? Lo si saprà nella giornata di oggi. Ma gli organizzatori hanno anche fatto sapere che la manifestazione durerà più di un giorno e inizialmente saranno presenti solamente gli agricoltori, senza mezzi. Anche se oggi partiranno dal presidio di Foiano della Chiana, nell’Aretino, circa 250 trattori destinazione Roma Nord.

Si sa invece che una manifestazione con la presenza dei trattori è stata già organizzata per mercoledì 14 febbraio a Palermo, in piazza Indipendenza, davanti a Palazzo d’Orleans che ospita la Regione Sicilia: “Quella è la sede dove battere i pugni, dove chiedere rispetto. Dal Presidente Schifani e dai suoi sodali esigiamo risposte chiare: fatti non chiacchiere”, le parole del leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca. Saranno invece Rovigo, Pesaro e Porto San Giorgio oggi a ospitare nuove manifestazioni di protesta, mentre un presidio permanente, organizzato dagli allevatori della Valle del Belice, da ieri fa capolino lungo lo scorrimento veloce Sciacca-Palermo.

Le reazioni politiche

Dal punto di vista delle reazioni politiche è intervenuto il Capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti secondo il quale il governo è stato sempre al fianco del comparto dell’agricoltura grazie a provvedimenti concreti e puntuali da parte del Ministro Lollobrigida e “non a caso le contestazioni in Italia sono rivolte alle iniziative assunte a livello europeo, su impulso delle Sinistre e dei Verdi. Del resto proprio all’ambientalismo esasperato e cieco del commissario europeo Timmermans si deve gran parte delle misure che i rappresentanti del comparto agricolo oggi giustamente contestano”. Sulla stessa linea sia il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana che ha parlato di norme europee che vanno contro gli agricoltori, sia la Ministra del Turismo Daniela Santanché: “Chi protesta non lo fa contro l’esecutivo italiano, ma contro l’Europa dove Lollobrigida ha sempre combattuto anche prima di diventare un rappresentante del nostro governo”. Di diverso avviso Italia viva che tramite la Senatrice Silvia Fregolent accusa Salvini e Lupi di solidarizzare con gli agricoltori quando invece “hanno aumentato loro le tasse con la legge di bilancio”. Ribatte poi a muso duro contro Foti il Capogruppo Pd in commissione Agricoltura Stefano Vaccari: “La politica agricola europea è nelle mani del Commissario polacco Wojciechowski che fa parte del gruppo dei conservatori europei di cui Meloni è Presidente. Poi c’è da segnalare che prima del Commissario Timmermans il Green Deal fu voluto e sostenuto dalla Presidente Von Der Lyen. Infine, oltre a prendere di mira alcune politiche europee, gli agricoltori in strada stanno stigmatizzando molte scelte assunte dal governo come corresponsabili della crisi che stanno vivendo, perché hanno messo le mani nelle tasche degli agricoltori tagliando tra l’altro l’Irpef e altri fondi di sostegno”.

Il perché del malcontento

Ma come mai si è arrivati a questa situazione, con manifestazioni di protesta da parte degli agricoltori diffuse oramai a macchia di leopardo lungo lo Stivale? Uno dei principali catalizzatori di questa protesta è rappresentato dagli aumentati costi del carburante, aggravati dalla crisi energetica in corso. Gli agricoltori, già alle prese con sfide economiche, vedono i propri margini di profitto erosi dai crescenti prezzi. C’è poi il grande capitolo delle politiche più strettamente ambientali: Farm to Fork, la disposizione che impone di lasciare il 4% dei terreni incolti per favorire la rigenerazione naturale, sebbene supportata da sussidi, è stata respinta da molti agricoltori che la considerano un onere eccessivo. Il passaggio all’agricoltura biologica e le proposte di riduzione dell’uso di pesticidi alimentano ulteriormente il fuoco delle proteste, alimentando timori di maggiori restrizioni operative. Terzo blocco di rivendicazioni è legato alla concorrenza dei prodotti non comunitari. Gli accordi per l’importazione di beni agricoli ucraini è stata la miccia, ma al centro della protesta è il trattato UE-Mercosur, un patto di libero scambio tra l’Unione Europea e alcuni Paesi latinoamericani da anni in discussione.

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Redazione

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