La classificazione dei tumori basata sugli organi, come il cancro al seno, ai polmoni o al pancreas, non è funzionale; bisogna passare a quella basata sulle molecole. Lo suggerisce Fabrice André, oncologo del Gustave Roussy di Parigi, che ha pubblicato su Nature uno studio che dimostrerebbe come la nuova classificazione migliorerebbe i trattamenti perché la classificazione per organi “sta bloccando il progresso”. “Classificare i tumori in base alle loro caratteristiche molecolari accelererebbe l’accesso di milioni di persone a trattamenti efficaci”, hanno dichiarato gli autori che, con André, hanno svolto l’indagine.
L’oncologia in ritardo
In ambito scientifico, vi è un crescente allontanamento tra la ripartizione dei tumori in base all’organo di origine e gli sviluppi dell’oncologia di precisione, che utilizza il profilo molecolare delle cellule tumorali e immunitarie per guidare le terapie. Per spiegare la natura del problema, gli autori hanno portato alla luce il caso del farmaco nivolumab. Questo ha come bersaglio PD1, un recettore per una proteina chiamata PD-L1, che aiuta le cellule tumorali a sfuggire all’attacco del sistema immunitario. Negli studi clinici, il fattore determinante per l’efficacia del farmaco era la presenza di alti livelli di PD-L1 nelle cellule tumorali. Ciò si è verificato perché non erano ancora stati condotti sufficienti studi clinici per il tipo di tumore di cui i pazienti erano affetti, secondo come convenzionalmente definito.
Benefici per i pazienti
Secondo gli autori, se le persone vengono informate sui meccanismi biologici alla base del loro cancro, comprenderanno meglio le motivazioni del trattamento. “Oltre che apportare benefici per i pazienti, cambiare i riferimenti dei tumori è il primo passo verso l’oncologia di precisione e una più profonda comprensione biologica del funzionamento del cancro”. Nel secolo scorso i due principali approcci al trattamento delle persone affette da cancro – chirurgia e radiazioni – si sono concentrati sulla sede del tumore nell’organismo. Questo ha portato gli oncologi medici e altri operatori sanitari, le agenzie regolatorie, le compagnie assicurative, le aziende farmaceutiche – e i pazienti stessi – a classificare i tumori in base all’organo in cui avevano avuto origine. Tuttavia esiste una crescente disconnessione tra questa classificazione e gli sviluppi nell’oncologia di precisione, che utilizza appunto la profilazione molecolare delle cellule tumorali e immunitarie per guidare le terapie.
Biotecnologie avanzate
Per circa un decennio, si legge nell’articolo, milioni di persone con tumori che esprimevano alti livelli di Pd-L1 non hanno potuto accedere ai farmaci pertinenti perché i trial non erano ancora stati condotti per il loro tipo di cancro. Le pazienti con determinati tumori al seno o ginecologici che esprimevano Pd-L1 hanno dovuto attendere 7-10 anni per accedere ai farmaci in questione. I tumori metastatici rappresentano circa il 67-90% dei decessi per cancro e sono quasi sempre trattati a livello sistemico, con farmaci che entrano nel flusso sanguigno. “Per migliorare i trattamenti per queste persone, si deve urgentemente passare dall’uso delle classificazioni del cancro basate sugli organi a quelle molecolari – suggeriscono i ricercatori – E questo richiederà cambiamenti radicali nel modo in cui l’oncologia medica è strutturata, condotta e insegnata”. “Quando gli enti regolatori devono approvare l’uso dei trattamenti, è probabile che le classificazioni su base molecolare diventino sempre più importanti man mano che sempre più farmaci vengono sviluppati utilizzando biotecnologie avanzate”.