Hong Kong ha avviato una consultazione pubblica su una proposta di legge per la sicurezza nazionale, suscitando preoccupazioni riguardo alle possibili restrizioni delle libertà civili e alla continua erosione dell’autonomia della città. Tre anni dopo l’imposizione da parte di Pechino di una legge simile che praticamente eliminò il dissenso, Hong Kong sta considerando una nuova legislazione che potrebbe aumentare i poteri del governo nel chiudere organizzazioni della società civile e perseguire penalmente i residenti per presunti reati legati alla sicurezza nazionale, come la collaborazione con forze straniere o la divulgazione di informazioni fuorvianti. La Legge fondamentale di Hong Kong, la mini-costituzione, prevede che la città promulghi una legge sulla sicurezza nazionale, ma tale mossa è stata ritardata per decenni a causa dell’opposizione popolare che temeva un’erosione delle libertà civili. Nel 2003, un tentativo simile scatenò proteste di massa che coinvolsero mezzo milione di persone, portando all’abbandono del progetto di legge.
Repressione politica
Dal 2020, Hong Kong ha vissuto un crescente clima di repressione politica, con numerosi attivisti pro-democrazia arrestati, messi a tacere o costretti all’esilio. La chiusura di gruppi della società civile e dei media indipendenti, come Apple Daily e Stand News, ha sollevato preoccupazioni a livello internazionale riguardo alla libertà di espressione nella città. La bozza del testo della nuova legge sarà formulata in base ai contributi raccolti durante la consultazione pubblica, in corso fino al 28 febbraio. Il sindaco di Hong Kong, John Lee, ha giustificato la necessità della legge, sottolineando che rappresenta una “responsabilità costituzionale” e che non può attendere, considerando le minacce concrete alla sicurezza nazionale già sperimentate dalla città.