Un nuovo spettro sotto la forma di un rompicapo fiscale si abbatte sulle tasche di commercialisti e professionisti. Per l’Agenzia delle Entrate si tratta di un alleato del contribuente virtuoso: più si versa e più si è affidabili. Per datori di lavoro e imprese che assumono, invece, stando alle previsioni dei Commercialisti, non saranno affatto rose e fiori ma nuovi accertamenti.
Arrivano così, con questo carico di aspettative e dubbi, gli Indici di affidabilità fiscale, (ISA) introdotti con il Dl n. 50/2017, che a partire dalla dichiarazione Redditi 2019 sostituiscono gli studi di settore e i parametri. Gli ISA riguardano varie attività economiche dei comparti agricoltura, manifattura, commercio, servizi e professioni.
“Gli Isa”, secondo l’Agenzia delle Entrate che vede in questo strumento di controllo fiscale una grande novità, “rappresentano uno strumento che punta a fornire a lavoratori autonomi e imprese un riscontro accurato e trasparente sul proprio livello di affidabilità fiscale”.
“Nella sostanza”, spiega Eugenio Seccia, commercialista, “si tratta di un insieme di indicatori elementari di affidabilità e di anomalia costruiti con una metodologia statistico-economica che si basa su dati e informazioni relativi a più periodi d’imposta”. Detto così appaiono già più i dubbi che delle risposte, tanto che negli studi dei commercialisti è già pre allarme. “Da tempo si chiede la semplificazione delle norme fiscali, la risposta, invece, sono gli ISA”, ricorda Seccia, “che avranno un impatto su quanti dovranno studiare la nuova procedura e applicarla.
Sulla carta appare un percorso più o meno semplice, ma sappiamo per esperienza che non è mai così, ai primi problemi la macchina burocratica si inceppa mettendo in difficoltà commercialisti e contribuenti”. In pratica i dubbi arrivano da un “punteggio” già preordinato e sarà questo l’indice di “affidabilità” del contribuente. Quindi il Fisco già per larga parte da 1 a 6 punti, (su una scala di 10), prevede che si è poco affidabili quindi da porre sotto esame.
“Per il periodo d’imposta 2018 gli ISA consentono di posizionare il grado di affidabilità fiscale dei contribuenti su una scala che va da 1 a 10”, spiega Seccia, “più alto è il punteggio ottenuto in termini di affidabilità, maggiori sono i benefici premiali per i soggetti più ‘affidabili’, elencati dalla legge”.
Nella logica, della Agenzia delle entrate, l’ISA sarà un alleato del cittadino virtuoso o di quello che poi vorrà “correggere” in favore dello Stato i suoi obblighi fiscali, l’obiettivo e che: “gli operatori economici possano valutare in autonomia”, spiega in una nota L’Agenzia per le entrate, “la propria posizione ed eventualmente correggere i dati comunicati al Fisco.
Inoltre, i contribuenti possono indicare nelle dichiarazioni fiscali ulteriori componenti positivi, per migliorare il proprio profilo di affidabilità, nonchè accedere al regime premiale”. Insomma più si paga e più si è virtuosi. “Verificheremo nella pratica se è così”, osserva Eugenio Seccia, “nel frattempo emerge la difficoltà per chi ha dei dipendenti di essere “affidabile”, e quindi si crea già nel meccanismo una sorta di dubbio su quelle imprese che assumono e sui datori di lavoro.
Lo ripeto per paradosso più si dovrebbe andare verso una semplificazione e più, aumentano gli adempimenti e gli obblighi tributari. Ora vedremo cosa accade a settembre con l’applicazione degli ISA e quanti aggiustamenti la nuova norma subirà”.