sabato, 16 Novembre, 2024
Esteri

Tunisia: circa 400 migranti rimpatriati nei loro Paesi d’origine

Quasi 400 migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana negli scorsi giorni sono stati rimpatriati nei loro Paesi d’origine nel corso di un processo facilitato dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni. L’OIM ha affermato che “il ritorno volontario sicuro e dignitoso” era composto da 392 persone, in gran parte provenienti da Burkina Faso, Gambia, Mali e Senegal. Il rimpatrio è avvenuto in collaborazione con il governo tunisino e le autorità locali, tra cui quelle di Sfax, epicentro della migrazione dalla Tunisia verso l’Europa, e di Medenine e Tataouine, due aree svantaggiate nel sud della Tunisia. All’arrivo nei loro paesi, i migranti rimpatriati riceveranno “servizi di reintegrazione su misura per ricostruire le loro vite e reintegrarsi nelle loro comunità”. Nel 2023, l’agenzia ha assistito 2.557 migranti che volevano tornare dalla Tunisia nel loro paese d’origine, un aumento del 45% rispetto al 2022.

Intercettate 70mila persone

Secondo le statistiche condivise dalla Guardia Nazionale, la Tunisia ha intercettato quasi 70.000 persone durante tentativi di migrazione irregolare nei primi 11 mesi del 2023, più del doppio del numero nel 2022. Il 77,5% erano stranieri, principalmente provenienti dall’Africa sub-sahariana, e il resto erano tunisini, rispetto al 59% di stranieri nel 2022. Il numero di partenze è aumentato in Tunisia a seguito di un discorso del presidente Kais Saied dello scorso febbraio in cui ha denunciato “orde di migranti illegali” come una minaccia demografica per il Paese. Secondo un rapporto dell’Organizzazione mondiale contro la tortura pubblicato a metà dicembre, migranti e rifugiati in Tunisia si trovano ad affrontare “violenza istituzionale quotidiana”, tra cui arresti “arbitrari”, “spostamenti forzati” ed “espulsioni verso i confini” con la Libia e l’Algeria. Il rapporto afferma che le autorità sono coinvolte in numerose violazioni dei diritti umani, sottolineando che il paese è sotto “continua pressione da parte dell’Europa per ridurre l’immigrazione irregolare nel Mediterraneo”.

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