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Netanyahu, un “nemico” in casa

lunedì, 22 Gennaio 2024
1 minuto di lettura

Il primo ministro israeliano sta danneggiando lo Stato d’Israele. Oltre a non essere riuscito a proteggere il proprio popolo dall’aggressione di Hamas, sta gestendo il conflitto nel modo peggiore possibile.
Ordinando attacchi indiscriminati anche contro la popolazione civile e i campi profughi ha trasformato la corale solidarietà verso Israele in un pericoloso isolamento internazionale di Tel Aviv.
La sfrontatezza con cui non perde occasione per sbattere la porta in faccia al suo alleato più fedele e importante, gli Usa, non ha precedenti nella storia delle relazioni tra i due Paesi.
In patria Netanyahu continua farsi beffa dei cittadini che gli chiedono liberazione degli ostaggi e moderazione nelle trattative per risolvere il conflitto.

Sordo alla voce del suo popolo

D’altronde il populista Bibi è abituato a ignorare la voce del suo popolo. Per decine di settimane migliaia di manifestanti, tra cui molti militari, gli chiedevano di ritirare la riforma illiberale della giustizia che mira a privare di autonomia e competenze la Corte suprema e a toglierle il potere di rimuovere un Premier giudicato inadatto.
Il Primo ministro ha delle grane con la giustizia e questa riforma è stata giudicata un abito su misura per mettersi al sicuro. La Corte ha bocciato la riforma. Ma la partita non è finita.

L’arroganza nei confronti della Casa Bianca

Nei confronti di Biden, Netanyahu si comporta in modo arrogante. Fa di tutto per far saltare qualsiasi proposta ragionevole americana creando problemi alla Casa Bianca proprio nell’anno più delicato, quello elettorale. Europa e Usa premono per evitare un’espansione della guerra e per una sua rapida conclusione con accordi che tutelino la sicurezza di Israele e riconoscano ai palestinesi il diritto ad avere una patria. Netanyahu fa il contrario vuole una guerra ad oltranza per niente preoccupato che esploda un fronte anche con il Libano.

I danni di una sua permanenza al potere

A questo punto alcune considerazioni amare si impongono. Il Primo Ministro israeliano manca di rispetto ai suoi alleati che nel frattempo si vedono bloccati i commerci nel mar Rosso. Punta a restare al potere il più a lungo possibile: e l’unico modo che ha è che la guerra continui. Quando il conflitto finirà non ci sarà più spazio per lui. Ma nel frattempo avrà indebolito il suo Paese, creato un’infinità di problemi a Stati amici e anche a quei leader arabi moderati disposti a riconoscere lo Stato d’Israele in cambio di una soluzione positiva per i palestinesi.
Di tutto questo a Netanyahu sembra non importare nulla.
Insomma, non è esagerato dire che Israele ha un “nemico” in casa.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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