La Regione Sicilia ha pubblicato le proprie “Linee Guida per la prevenzione degli atti di violenza e delle aggressioni verbali e/o fisiche a danno degli operatori sanitari delle strutture sanitarie pubbliche”. Nelle Linee guida si propone la valutazione del rischio, il coinvolgimento del lavoratore che non sempre avviene; l’istituzione del “Gruppo di Lavoro Rischio Aggressioni”; l’analisi dell’ambiente lavorativo; la definizione e implementazione delle misure di prevenzione e di controllo e la gestione degli episodi di violenza/aggressione. Quanto alla formazione, viene rivolta a tutti gli operatori, al management e al personale della sicurezza. Inoltre, sono previste locandine contro gli atti di violenza, da affiggere nelle strutture sanitarie, provviste di QRcode dedicato per la segnalazione degli episodi stessi.
Dati preoccupanti
I dati OMS sulla sicurezza degli operatori sanitari rivelano un alto rischio di violenza in tutto il mondo: tra l’8% e il 38% degli operatori sanitari subisce violenza fisica a un certo punto della propria carriera. Molti di più sono i minacciati o gli esposti ad aggressioni verbali. E la violenza e le molestie colpiscono tutti i gruppi di operatori nei vari ambienti di lavoro nel settore sanitario. Fino al 62% degli operatori sanitari ha subito forme di violenza sul posto di lavoro. L’abuso verbale (58%) è la forma più comune di violenza non fisica, seguita da minacce (33%) e molestie sessuali (12%). In Italia nel triennio 2019-2021 (ultimo dato disponibile) sono stati più di 4.800 i casi codificati dall’Inail come violenze, aggressioni, minacce e similari nei confronti del personale sanitario e socio-sanitario, con una media di circa 1.600 l’anno, ma secondo il Ministero della Salute sono sicuramente di più, “dato che a volte non vengono denunciati dalle vittime. La maggior parte avviene in case di cura e ospedali e a essere più colpite sono le donne.”
Il 27% ha subito più aggressioni
Un questionario al quale hanno partecipato 1.144 operatori della sanità, di cui il 45% era costituito dai medici e il 44% dagli infermieri, rileva che il 40% degli interpellati ha dichiarato di aver subito un’aggressione e il 27% di averne subita più di una. La molestia è stata la tipologia di aggressione maggiormente segnalata (42%), seguita dalla minaccia (35%) e dalle aggressioni verbali(10%). Nel 61% dei casi sono state fatte da parte di assistiti, mentre nel 21% dei casi da parte di familiari. Gli aggressori erano nell’85% dei casi maschi. Nel questionario erano sollecitate anche le reazioni corrispondenti: il 33% dei partecipanti ha risposto di avercela fatta da solo, mentre il 27% ha riferito di aver chiesto aiuto o di essere stato aiutato da un’altra persona. La denuncia di infortunio all’Inail è stata comunicata dal 12% degli operatori, il 4% lo ha fatto alle Forze dell’ordine. Va precisato che nel Decreto legislativo 81/2008 il rischio aggressioni è compreso tra i rischi, ma non è regolamentato e dunque ecco le Linee guida.
Volo: risposta concreta
L’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo ha dato il via alla regolamentazione dicendo: “Diamo una risposta concreta a un problema grave e sempre più diffuso ovunque. Il numero di episodi è in costante crescita e aumenta sempre di più la consapevolezza sulla gravità del problema. Il rischio aggressioni presenta una notevole difficoltà di approccio e gestione, non essendo ancora regolamentato, come altri rischi “tradizionali”, pur essendo la sua valutazione imposta dalla norma”.