Davos 2024 si è trasformato in una tribuna aperta in bilico tra economia e geopolitica di guerra, sovrapponendosi al ruolo dell’Onu. Al Forum arrivato alla terza giornata partecipano (quasi) tutti i leader mondiali, i temi sono tutti orientati verso le emergenze internazionali, ma mancano alcuni protagonisti strategici. Ieri sono intervenuti il Segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, e poi il segretario dell’Onu Antionio Guterres, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian, il premier spagnolo Pedro Sanchez che ha parlato con Bill Gates. Papa Francesco ha invece inviato un messaggio. Prima erano intervenuti, tra gli altri, il Presidente ucraino Zelensky, la Commissaria europea Von der Leyen e il premier cinese Li Qiang. Un consesso internazionale dove non sono mancate visioni e versioni diverse sulle guerre in corso, sulle condizioni economiche globali e le considerazioni sul futuro del pianeta: dai cambiamenti climatici all’intelligenza artificiale. E poi il palcoscenico si presta anche ai miliardari che chiedono di essere più tassati per contribuire al welfare dei loro Paesi.
Il richiamo del Pontefice
Papa Francesco ha ricordato a tutti che “le guerre sono frutto delle ingiustizie che devono essere affrontate.” Porre fine ai conflitti, ha scritto il Papa, “richiede qualcosa di più che semplicemente mettere da parte gli strumenti di guerra.” Tra le ingiustizie prima di tutto, c’è la fame, e la differenza tra chi ha e chi non ha cibo, c’è lo sfruttamento delle risorse naturali e “com’è possibile – si è chiesto il Papa – che nel mondo di oggi le persone continuino a morire di fame, a essere sfruttate, condannate all’analfabetismo, prive di cure mediche di base e lasciate senza tetto?”.
Ex Ilva e Mar Rosso, parla Giorgetti
Presente e relatore al Forum anche il ministro delle finanze ed economia Giancarlo Giorgetti che ha fatto il punto su più temi dall’ex Ilva, agli accordi sul gas, sui tassi di interesse della Bce.
“Sull’ex Ilva noi ci stiamo impegnando al massimo per fare chiarezza perché per fare l’acciaio green servono tanti investimenti e quindi abbiamo bisogno di partner che li facciano insieme a noi questo è il momento della chiarezza”, ha evidenziato Giorgetti. Preoccupazione invece per la crisi del mar Rosso. “I porti del Mediterraneo sono i primi danneggiati da questi colli di bottiglia” che potrebbero essere “un problema anche per l’inflazione” e spiegato di averne parlato con ministri sauditi e qaratini. “È un problema anche per l’inflazione perché siamo riusciti più o meno a debellarla ma se i costi di trasporto dei noli tornano ad impazzire come tre anni fa il riflesso inevitabilmente ci sarà”, ha spiegato Giorgetti. Ma non ci saranno problemi sul gas: “Il livello di stoccaggio di gas è tale per cui abbiamo una situazione di sicurezza energetica”. Altro tema economico sensibile che riguarda l’Italia è la Germania. “La recessione della Germania è una cattiva notizia”, osserva il ministro dell’economia, “anche per l’Italia perché sappiamo quanta parte dell’economia italiana, nel Nord Est e non solo, sia legata alla performance di quella tedesca. È un problema anche per tutta l’Europa e l’Ue deve interrogarsi, darsi un modello, lo stiamo facendo ma è sempre complicato, siamo siamo 27, abbiamo anche interessi e visioni diversi”.
Tassi giù? Buona notizia
Sull’economia nazionale e sul futuro degli investimenti il ministro delle finanze si è mostrato ottimista.
“Abbiamo incontrato i nostri partner, in particolare quei soggetti internazionali che investono nel nostro Paese. Hanno espresso soddisfazione e magari investiranno anche di più. Quindi il motivo della presenza qui è aggiornare e dare un’indicazione anche diretta in prima persona di quanto sta accadendo in Italia e anche ai loro investimenti”, ha puntualizzato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in merito all’eventuale taglio dei tassi entro l’estate “è una buona notizia per tutti non solo per il debito italiano, anche per tutte le famiglie che hanno un mutuo, per le imprese che devono investire, quindi prima arriva il taglio meglio è”, ha affermato il ministro. Ha poi osservato che “se scoppia una guerra al mese sarà difficile raddoppiare la stima di crescita dell’anno scorso”.
Gli USA e lo Stato palestinese
Presente a Davos il segretario di stato americano a Antony Blinken che ha ribadito: serve un “percorso verso uno Stato palestinese” perché senza questo Israele “non otterrà una vera sicurezza”. Gli israeliani dovranno decidere sulla loro leadership e direzione, ha proseguito Blinken, sottolineando che spetta a loro decidere se il Paese “coglierà l’opportunità che crediamo sia lì” in quello che ritiene “un punto di svolta” per il Medio Oriente che richiede decisioni difficili. Blinken ha anche dichiarato che “nella Striscia la situazione è straziante”.
Guerre, il rischio escalation
Sul nuovo fronte quello innescato dall’Iran il ministro degli Esteri iraniano, Amirabdollahian, ha spiegato che gli attacchi verso Iraq e Pakistan riguardavano operazioni mirate a distruggere postazioni israeliane in Iraq e un gruppo terroristico iraniano in Pakistan. “Quello che abbiamo fatto è in linea con la sicurezza dell’Iraq, del Pakistan e di tutta la regione”, ha aggiunto il titolare della diplomazia di Teheran. Quanto alle armi vendute alla Russia e usate contro l’Ucraina, il ministro iraniano ha risposto: “abbiamo venduto droni iraniani a diversi Paesi nella regione, non è difficile per nessun paese copiare i droni”. Riguardo agli attacchi dagli Houthi yemeniti, sostenuti da Teheran, contro le navi commerciali nel mar Rosso, il ministro ha ribadito che i gruppi nella regione che difendono i palestinesi non ricevono ordini dall’Iran.
Guterres: situazione complessa
Il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha rivelato di non aver mai parlato, dal 7 ottobre, con il premier Netanyahu, anche se il massimo rappresentante dell’Onu intrattiene rapporti regolari con i funzionari israeliani. La situazione è “complessa e impegnativa” e per Guterres per il Medioriente “la soluzione dei due Stati è fondamentale e serve un impegno totale da parte della comunità internazionale per questa soluzione”.
Sanchez e Bill Gates
Da riferire anche il colloquio tra il premier spagnolo Pedro Sanchez e Bill Gates a margine del World Economic Forum in corso a Davos. Una riunione che lo stesso leader ha definito “proficua”. “Dobbiamo mantenere l’impegno internazionale per gli obiettivi di salute globale e la cooperazione allo sviluppo”, ha affermato Sanchez su X, sottolineando che la Spagna continuerà a lavorare, insieme alla Gates Foundation per “guidare la transizione verde e la trasformazione digitale che ci permetteranno di costruire un mondo più sano, più pulito e più giusto”.
Lagarde, Bce: forse giù i tassi
A Davos anche la presidente della Bce, Christine Lagarde, che intervistata sui tassi di interesse ha risposto di essere “fiduciosa”, ha spiegato che “abbiamo raggiunto il picco”, ma che la Bce resta “restrittiva” e quindi “se tagliassimo troppo presto e dovessimo poi tornare ad alzare i tassi, sprecheremmo tutto il lavoro fatto fino ad ora”. Alla domanda se si possa dichiarare vittoria sull’inflazione, Lagarde ha risposto che “siamo sulla giusta strada ma non dichiarerò vittoria fino a che non avremo piena fiducia che siamo sulla strada giusta per conseguire in maniera sostenibile l’obiettivo di inflazione del 2% a medio termine e che i dati supportano questa analisi”. Ma il governatore della Banca centrale francese Francois Villeroy de Galhau ha sostenuto che i tassi “non dovrebbero essere” più alti del livello attuale e “la prossima mossa sarà un taglio, probabilmente quest’anno.”
I miliardari invocano più tasse
Mentre chi aspira a essere tassato di più sono i miliardari che da tempo chiedono una patrimoniale per i super-ricchi. Questo per trasformare la “ricchezza privata estrema e improduttiva in un investimento per il nostro futuro democratico comune”. Tra i firmatari provenienti da 17 paesi figurano l’erede della Disney, Abigail; l’agricoltore inglese Guy Singh-Watson, l’attore e sceneggiatore Simon Pegg e Valerie Rockefeller, erede della dinastia statunitense.