martedì, 17 Dicembre, 2024
Attualità

Sei mesi di elezioni

Tre campagne elettorali che si intrecciano e si inseguono da Nord a Sud, per le elezioni del Parlamento europeo, di 5 Presidenti di Regioni e di circa 3.800 Sindaci su 7.904 Comuni d’Italia.

Election day neanche a parlarne; per alcune Regioni è stata già decisa la data, quale la Sardegna domenica 25 febbraio e l’Abruzzo domenica 10 marzo. La Sardegna ha anche 27 sindaci da eleggere, mentre l’Abruzzo ben 96. Per la Regione Umbria la sua scadenza naturale è prevista nel secondo semestre ad ottobre 2024.

L’agenda politica dell’Italia regala, comunque, ai propri elettori ben sei mesi di campagna elettorale che, in effetti è già iniziata, con tutte le inevitabili distrazioni e rallentamenti delle attività parlamentari, di Governo e degli apparati amministrativi delle Regioni e dei Comuni interessati.

L’Italia è interamente coinvolta per l’elezione del Parlamento europeo, con la designazione dei 76 rappresentanti che saranno eletti direttamente dal popolo nella tornata elettorale tra il 6 e il 9 giugno prossimo venturo.

A ciò si aggiungono le elezioni di 5 (cinque) Consigli regionali ed esattamente Abruzzo, Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria, nonché di ben 3.841 Consigli comunali dei quali 6 (sei) sono capoluoghi di Regioni (Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza) e 27 (ventisette) capoluoghi di province.

A ricorrere ad una election day neanche per idea, oltretutto difficile da realizzare senza ingenerare inevitabile confusione negli elettori. Un accorpamento sarebbe possibile tra elezioni regionali e comunali. Ne guadagnerebbero in tanti, sicuramente l’attività didattica che, diversamente, rischierebbe una sospensione complessiva di circa 10/12 giorni, compresi eventuali ballottaggi per i comuni superiori ai 15 mila abitanti.

Per quanto riguarda le elezioni al Parlamento europeo le procedure sono molto chiare. Ogni Stato membro ha la libertà di organizzarle in uno o più giorni tra questi secondo le consuetudini elettorali nazionali. In questa tornata elettorale si svolgeranno, appunto, tra il giovedì 6 e la domenica 9 giugno 2024.

Il 13 settembre scorso il Parlamento europeo ha aumentato per la prossima X legislatura il numero degli europarlamentari da 705 a 720 per 27 Stati membri,  tenuto conto delle rispettive variazioni demografiche. Per l’Italia il numero è rimasto invariato a 76.

In conformità del Trattato di Lisbona il numero massimo dei membri del Parlamento europeo è fissato in 751, compreso il Presidente il quale, secondo prassi consolidata, non può votare. Il numero di seggi assegnati a ciascun Stato aderente è stabilito in base alla sua popolazione, secondo un criterio di “proporzionalità degressiva” nel senso che più è popoloso il Paese e maggiore è il numero di cittadini che vengono rappresentati da un singolo eurodeputato.

Le circoscrizioni permangono 5 ed esattamente: Nord-occidentale (Valle D’Aosta, Liguria, Lombardia, Piemonte, con 20 seggi), Nord-orientale (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige, Veneto, con 15 seggi), Centrale (Lazio, Marche, Toscana, Umbria, con 15 seggi), Meridionale (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, con 18 seggi) e Isole (Sardegna, Sicilia con 8 seggi), pari a complessivi 76 seggi.

Solamente alla prima elezione del Parlamento europeo, nel 1979, con 10 Stati partecipanti, all’Italia ne sono stati attribuiti 81 seggi e, nella IV Legislatura (1994/1999) con un Parlamento a 15 Stati, il numero era salito a 87.

È inconfutabile che le campagne elettorali sono ossigeno per i partiti e linfa per la democrazia, ma esse comportano, per altro verso, specie se per lunghi periodi, inevitabili rallentamenti in quasi tutte le attività istituzionali. In particolare, per il metodo organizzativo dello svolgimento del diritto di voto presso cui vengono allestiti i seggi elettorali, cioè gli edifici scolastici, un danno notevole lo subiscono le scolaresche per la rinuncia forzata all’attività didattica.

È il più rilevante costo che una vera democrazia ben organizzata dovrebbe evitare, con delle strutture diverse, anche mobili o itineranti, sperando di arrivare presto a elezioni elettroniche che potranno stimolare anche ad una maggiore affluenza alle urne. Nel 2019, infatti, è stata di appena il 50,97%, mentre alle ultime elezioni politiche del 25 settembre 2022, l’affluenza ha raggiunto solamente il 63,91%. Permane, comunque, una percentuale di astensionismo significativa, essendo tale adempimento il fondamentale principio democratico di partecipazione attiva alla vita civile.

Lo stesso Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel recente discorso di fine anno, tra le sue numerose osservazioni e consigli, affermava che:

“Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci. Con la partecipazione attiva alla vita civile. A partire dall’esercizio del diritto di voto. Per definire la strada da percorrere, è il voto libero che decide. Perché la democrazia è fatta di esercizio di libertà. Libertà che, quanti esercitano pubbliche funzioni – a tutti i livelli – sono chiamati a garantire. Libertà indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di potere, possa pretendere di orientare il pubblico sentimento. Prima che un dovere, partecipare alla vita e alle scelte della comunità è un diritto di libertà. Anche un diritto al futuro. Alla costruzione del futuro. Partecipare significa farsi carico della propria comunità. Ciascuno per la sua parte”.

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