La società italiana è sempre meno protettiva nei confronti dei bambini a dispetto di slogan e proclami da campagna elettorale permanente.
Basta leggere i dati sull’andamento dei fenomeni criminali in danno dei minori per rendersene conto e capire che c’è bisogno di dare vita ad una strategia complessiva che non si fermi esclusivamente all’aspetto normativo.
Occorre, in pratica, un’azione anche sul piano culturale che responsabilizzi di più gli adulti e ricollochi i minori al centro dell’attenzione di chi regge le sorti della comunità.
Lo scorso 19 febbraio il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Roma, Maria Monteleone, coordinatore di un pool di pubblici ministeri che si occupa dei casi che riguardano le cd. “vittime vulnerabili”, è stata audita dalla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza nell’ambito della indagine conoscitiva che deputati e senatori stanno conducendo sulle forme di violenza fra i minori e ai danni di bambini e adolescenti.
L’esperto magistrato ha rivelato che nell’anno giudiziario 2019 è stato registrato un elevato numero di procedimenti che hanno coinvolto bambini e minori come vittime.
Più nel dettaglio i nuovi procedimenti per i delitti di pornografia minorile sono stati 262; per prostituzione minorile 31; per atti sessuali con minore e corruzione di minore 117; per abuso dei mezzi di correzione 91; per impiego di minori nell’accattonaggio 20; per sottrazione di minore 214; per atti osceni commessi in vicinanza di luoghi frequentati da minori 50; per sequestro di persona minorenne 7.
Si è verificato anche “un significativo aumento dei procedimenti per reato di adescamento di minori, commesso prevalentemente attraverso la rete”. Questi procedimenti, infatti, sono passati dai 117 del 2018 ai 132 del 2019.
Dal 2015 al 2018 sono stati sentiti con modalità protette dagli inquirenti 903 minorenni, di cui 570 bambine e 333 bambini.
La tipologia di reati più diffusa per i quali i minorenni restano vittime è la violenza sessuale, seguita dal delitto di maltrattamenti in famiglia. Ma non finisce qui. Dall’analisi dei minori ascoltati nei procedimenti penali emerge, poi, un dato particolarmente grave: la presenza di non pochi minori vittime di reato di età inferiore ai sei anni. I crimini in questione vengono consumati prevalentemente in un ambiente vicino al minore, in particolare in famiglia e a scuola.
Ecco perché è necessario un notevole dispiegamento di energie da parte di magistratura e forze dell’ordine per far sì che vengono alla luce gli episodi.
Non a caso, all’interno della Procura di Roma, è attivo un sottogruppo di pubblici ministeri, provvisti di un’alta specializzazione tecnica, che lavorano solo su questi reati.
Sollecitata dalle domande dei commissari, il sostituto procuratore Monteleone sottolinea che “sul piano legislativo la normativa vigente è senza dubbio all’avanguardia nello scenario internazionale”; dunque dal punto di vista degli strumenti abbiamo i mezzi per contrastare efficacemente il fenomeno.
Resta, però, il dato della mancanza di una azione culturale di carattere preventivo, altrettanto fondamentale quanto quella repressiva…