“Bottiglie, mozziconi di sigarette, fazzoletti di carta, involucri di caramelle, lattine anche risalenti agli anni Settanta e tutto ciò che i frequentatori della montagna si portano dietro”. Questi, sono tra i rifiuti recuperati nell’ambito del progetto CleanAlp, il primo al mondo a studiare l’inquinamento da plastica e rifiuti in montagna. L’iniziativa, ideata e realizzata da European Research Institute, ha operato tramite la ‘citizen science’ (scienza partecipata) ovvero un’attività di ricerca scientifica a cui possono collaborare tutti, sotto la guida dei ricercatori e con un preciso protocollo.
Un’azione anche per le Alpi
“Quasi mezzo chilo di rifiuti ogni chilometro di escursione sui sentieri delle Alpi” è stato riscontrato nella ricerca durata due anni ed effettuata su 488,08 km nelle più magnifiche destinazioni alpine: dal Parco delle Alpi Marittime, al Parco Nazionale del Gran Paradiso e al Parco Nazionale della Valgrande, dove i paesaggi sono mozzafiato e la fauna e la flora di straordinario valore. Nello specifico, i fazzoletti di carta risultano essere l’oggetto più ricorrente rinvenuto sui sentieri, poi i mozziconi di sigarette. La tipologia più numerosa sono però le confezioni per gli alimenti come, ad esempio, le bottiglie in plastica. Ma ancora, contenitori per succhi, carte di cioccolatini e caramelle, cotton fioc, sacchetti con deiezioni canine e perfino panini. “In base alle esperienze maturate in ogni habitat del Pianeta, dall’Artico al Mediterraneo ai fiumi, abbiamo pensato che fosse il momento di passare a un’azione di sistema anche per le Alpi, già duramente colpite dal cambiamento climatico – ha spiegato la European Research Institute. – Abbiamo quindi voluto proporre un nuovo progetto, CleanAlp, che, oltre all’azione su diversi livelli come sensibilizzazione, educazione, formazione e prevenzione, agisce sulla ricerca, documentando la tipologia e i marchi degli oggetti (laddove riconoscibili) dispersi in ambiente alpino”.
Obiettivo: preservare l’habitat
Lo scopo del progetto CleanAlp, nel periodo marzo 2022-luglio 2023, è stato quello di salvaguardare l’habitat alpino di bassa, media e alta quota, uno degli ultimi ambienti parzialmente incontaminati dell’Europa meridionale, straordinariamente prezioso per tutta l’area, dal punto di vista ecologico, culturale, sanitario, economico. Con questo progetto, le persone coinvolte hanno potuto constatare la quantità di rifiuti presenti anche nei luoghi più selvaggi delle Alpi nord-occidentali. “Questa esperienza personale, concreta e reale sarà un fattore chiave per un cambiamento di vita”, ha dichiarato l’Istituto che mira a sviluppare “la conoscenza del problema dell’inquinamento da plastica e la possibile prevenzione da parte dei professionisti della montagna e del turismo, dei giovani e degli appassionati di outdoor”. Durante il periodo del progetto sono state eseguite un’ampia serie di azioni specifiche, come 40 azioni di pulizie, coinvolgendo 500 persone su più di 500 km di sentieri, formazione degli stakeholder e dei volontari (almeno 200 persone), attività scolastiche (300 studenti), video per mostrare il lavoro svolto e la situazione dei rifiuti nelle Alpi e ancora, attività di comunicazione anche sui social media.