domenica, 22 Dicembre, 2024
Sanità

Ospedali italiani: secondo la Fiaso, una struttura su 3 non si è adeguata alle norme antincendio

La Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) stima che un ospedale su tre in Italia non è riuscito ad adeguarsi alle più recenti norme antincendio introdotte nel 2015 e prorogate più volte. La stima si basa su un campione distribuito sul territorio nazionale e per la Fiaso, il non adeguamento riguarderebbe sia i piccoli che i grandi ospedali del nostro Paese. “Ogni singola azienda ospedaliera conosce la sua situazione – ha dichiarato all’Ansa il presidente della Fiaso, Giovanni Migliore – un quadro complessivo dettagliato relativo agli oltre mille ospedali italiani non è disponibile”.

Normativa non facile

Secondo la Fiaso “il nodo, che riguarda i piccoli e i grandi ospedali, è la difficoltà ad adeguarsi alla normativa e alle sue scadenze, non facili da rispettare sia per motivi logistici sia per la carenza di finanziamenti. La normativa è la Regola tecnica del 2015, che prevedeva una serie di passaggi da completare entro il 2022 e poi prorogata più volte (l’ultima scadenza è nel 2025)”. Eppure il tempo per presentare un piano di interventi scadeva nel 2016. “Pianificare gli interventi era indispensabile, ma per farlo bisognava contare su finanziamenti” – ha spiegato all’Ansa il presidente della Fiaso.

Ospedali datati

“I costi sono alti, soprattutto perché gli ospedali italiani sono datati, come indica l’analisi del Cnr citata dall’Inail: il 50% è stato costruito fra il 1900 e il 1980 e il 22% prima del 1900” ha aggiunto Migliore. Gli ospedali più datati si trovano in Umbria, Lazio e Toscana; quelli più recenti in Valle d’Aosta, Molise e Calabria. Il presidente Migliore, precisando che le regole di sicurezza (oltre che di antincendio) riguardano staticità e strutture antisismiche, ha spiegato che, per gli ospedali, ciò significherebbe “affrontare interventi pesanti” poiché’ “sono strutture in cui viene erogata l’assistenza, dove va pianificata una chiusura temporanea, creando un’alternativa oppure vanno scaglionati gli interventi lasciando aperta una parte della struttura, ma allungando i tempi per la messa a norma”.

Necessario un nuovo programma

Al momento, è il Piemonte l’unica regione di cui siano accessibili dati puntuali sull’adeguamento antincendio degli ospedali. I dati dell’Istituto di ricerche economiche e sociali, relativi al 2019, indicano che nelle circa 150 strutture sanitarie della regione l’indice di adeguamento medio è -0,29, in un intervallo compreso tra -1 e +1; la spesa è calcolata in 452 milioni di euro. Sempre per la sicurezza antincendio, nel 2013 la Regione Marche ha pubblicato un piano da 12 milioni e nel luglio scorso la Regione Lazio ha reso noto di avere impegnato 375 milioni. Per Migliore, Il problema non è la normativa in quanto “è giusta, non chiediamo una revisione, ma è necessaria una fotografia complessiva del patrimonio edilizio per disegnare un nuovo programma di interventi alla luce della possibilità di finanziamento degli interventi stessi” sperando che “Stato, Regioni, Comuni e aziende sanitarie si possano sedere a un tavolo per mettere a punto un piano di interventi realistico e aderente alla possibilità di intervento reale”.

Mancanza di risorse

Anche il Sindacato Medici Italiani ha affermato che si debba investire in sicurezza, prevedendo “più uomini, mezzi e risorse per strutture sensibili come quelle sanitarie”; e Giancarlo Cenciarelli, segretario generale della Fp Cgil di Roma e Lazio, ha confermato: “C’è una difficoltà delle aziende sanitarie pubbliche ad adeguarsi alle norme a causa dei continui tagli. Le strutture ospedaliere sono spesso datate e la mancanza di fondi è pressante, in un circolo vizioso in cui lo stress del lavoro si somma ai problemi di sicurezza”.

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