Il settore che si occupa della raccolta e trattamento rifiuti in Italia è cresciuto di oltre il 10% in un anno e ha oltrepassato i 18 miliardi di euro. E per ogni euro di valore aggiunto prodotto dalle aziende di gestione rifiuti, se ne generano 3,4 di ricadute economiche per tutto il Paese; ovvero circa 28 miliardi.
Sostenibilità ambientale
Misure che, secondo il Was Report 2023, segnalano uno stato di buona salute del comparto della raccolta, trattamento, smaltimento e selezione, che è stato presentato da Alessandro Marangoni, ceo di Althesys e coordinatore del think tank Waste Strategy, in occasione del convegno “La gestione dei Rifiuti crea valore per l’Italia”. “Il Was Report – ha detto l’economista – offre il quadro di un’industria italiana della gestione dei rifiuti che continua a trasformarsi sotto l’impulso dell’innovazione, generando simbiosi industriali inedite e convergenze waste to energy, anche sulla spinta dei finanziamenti del Pnrr. Come dimostrano anche i dati sul valore condiviso, il settore dei Rifiuti è a tutti gli effetti una componente essenziale del sistema economico e industriale del Paese, in grado di contribuire alla sostenibilità ambientale, alla salute, allo sviluppo economico e al progresso sociale.”
Non solo servizio pubblico
Dunque non soltanto “un servizio pubblico”, ma anche un settore in grado di produrre ricchezza e occupazione. È stato calcolato, infatti, che la catena del valore del comparto comprende 9,1 miliardi di ricadute dirette, date dal valore aggiunto e dal contributo fiscale delle imprese del settore; 8,45 miliardi di ricadute indirette, ossia il valore creato dai fornitori; 9,6 miliardi di ricadute indotte, grazie all’effetto leva sul sistema industriale prodotto con il recupero di materie prime seconde ed energia.
Rifiuti prodotti sono in calo
Dalla fotografia del report emerge che i Rifiuti urbani raccolti dai 115 principali operatori nella raccolta, trattamento e smaltimento si attestano nel 2022 a 21,47 milioni di tonnellate, con una crescita del 7% rispetto al 2021, un dato derivante più dalla maggiore estensione del perimetro geografico e di business delle aziende che non dalla quantità di rifiuti prodotta che è in calo. Il valore della produzione è di 11,05 miliardi di euro, in aumento del 10% sul 2021. A dispetto del contesto macroeconomico, più di un terzo dei player registra una crescita, grazie soprattutto all’ampliamento delle attività.
Oltre 90% fatturato in 4.411 comuni
Il 92% del fatturato coinvolge 104 aziende della raccolta e trattamento, che hanno servito circa 4.411 Comuni, pari al 56% delle municipalità italiane, e 44 milioni di abitanti, equivalenti al 75% della popolazione. Il 61% degli operatori ha proprietà pubblica, il 22% mista e il 13% privata. Il restante 4%, infine, è rappresentato da aziende quotate che comprendono le tre grandi multiutility (A2A, Iren, Hera) che costituiscono oltre un terzo del volume della produzione, servendo più di 870 Comuni e 11 milioni di abitanti. In generale, a livello territoriale, il 32% circa delle aziende analizzate si colloca nelle regioni del Nord Ovest, il 24% nel Nord Est, il 23% nel Centro Italia e il 15% circa nel Sud e Isole. Grazie soprattutto all’ampliamento delle attività di raccolta e trattamento sono fortemente aumentati gli investimenti (+11,8%) sull’anno precedente, arrivando a 955 milioni di euro. La quota destinata agli impianti (58% del totale), rimane la principale. Il 63,4% degli investimenti nel 2022 si deve alle Grandi multiutility, in aumento rispetto al quasi 62% dell’anno precedente. In crescita anche il peso di Operatori privati e Operatori metropolitani. Il Nord Ovest resta l’area più interessata da questa corsa (49%), seguito dal Nord Est (38,5%).