venerdì, 22 Novembre, 2024
Lavoro

Meloni incontra sindacati divisi “Pensioni di vecchiaia, zero tagli”

Cgil e Uil: niente di nuovo, venerdì sarà sciopero. La Cisl: vertice positivo, sulla previdenza si cambia

Manovra tutta da cambiare, o quasi. Cgil e Uil tornano a bocciare la legge di Bilancio perché: “penalizza famiglia e pensionati”. La Cisl preme per il dialogo e vede un Esecutivo che “rispetta” i sindacati. Critiche, rilievi, proposte e risposte hanno animato la riunione durata tre ore tra l’Esecutivo e i sindacati tenuta ieri mattina a Palazzo Chigi. Il premier Giorgia Meloni ha voluto subito chiarire che non ci saranno, “tagli agli assegni di vecchiaia”. Osservazioni e rassicurazioni sono arrivate anche dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dal vicepremier Matteo Salvini, e dalla ministra del lavoro, Marina Elvira Calderone.

Il muro di Cgil e Uil

Il leader della Cgil Maurizio Landini, tuttavia non ha fatto sconti a Giorgia Meloni. Il sindacato ha confermato la prossima giornata di sciopero, che si terrà venerdì 1° dicembre nelle Regioni del Sud. “Per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di bilancio”, ha ribadito il segretario della Cgil. In sintonia con la Cgil, il leader della Uil PierPaolo Bombardieri che ha precisato le motivazione del no alla Manovra. “Perché restano irrisolti i problemi principali sociali ed economici del nostro Paese”. Di dialogo e rispetto, invece ha parlato il segretario della Cisl, Luigi Sbarra: “E’ stato un incontro molto importante, sia nel metodo che nel merito. Una riunione lunga, articolata, complessa, alla presenza di quasi tutto l’Esecutivo”.

Le aperture del Governo

Le tre ore di colloquio, malgrado i toni polemici, sono servite tuttavia a precisare alcuni aspetti della Manovra. Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in conclusione dell’incontro ha definito il faccia a faccia confronto “franco e costruttivo”. In particolare il premier ha sottolineato le questioni sulle quali il Governo si trova d’accordo con i sindacati a partire dal cuneo fiscale. “Sarebbe bello rendere la misura strutturale”, ha osservato Meloni, “ma diventa difficile in questo preciso contesto quando non sappiamo ancora quali saranno le regole con le quali operiamo nei prossimi anni. Credo si possa riconoscere che il governo ce la sta mettendo tutta per arrivare a un nuovo patto stabilità e di crescita che sia sostenibile e orientato più alla crescita che non alla stabilità: l’unico modo per garantire stabilità è favorire la crescita, ma in questo momento diventa difficile fare scelte che ci impegnano per gli anni a venire, ma ovviamente io sono d’accordo a rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale”.

Contratti, detassare gli aumenti

Meloni, dichiarandosi favorevole anche a molte altre misure citate dai sindacati, ha posto l’accento in particolare sulla detassazione degli aumenti contrattuali e ha spiegato che la misura “sarebbe stata sostituiva del cuneo perché il costo si aggirava sui 10-11 miliardi di euro e quindi abbiamo dovuto fare una scelta”.

Giovani e pensioni

Un argomento sta particolarmente a cuore al presidente del Consiglio è quello di una previdenza che sappia tutelare le nuove generazioni. Questione che ha definito “problema enorme”. “Il gioco di scaricare tutto il costo delle pensioni sulle generazioni che arrivano dopo non lo abbiamo fatto noi”, ha commentato Meloni, “certo è più redditizio sul piano del consenso occuparsi di chi è qui e ora, ma il costo è stato scaricato su chi non si poteva difendere e non era consapevole di quello che stava accadendo”.

Bilancio, le possibili modifiche

Giorgia Meloni ha poi annunciato ai sindacati che il Governo sta lavorando per modificare la stretta sulle pensioni, tema che i sindacati hanno posto come cavallo di battaglia. Il testo, secondo quanto poi riferirò ieri dal premier, cambierà “nel migliore dei modi garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi si ritira con la pensione di vecchiaia e garantendo che non ci sia nessuna penalizzazione per chi raggiunge a fine anno i requisiti attualmente previsti. Questo per tutti, non solo per il comparto sanità”.

Sanità, nuove tutele

Una svolta durante il confronto governo sindacati è stata annunciata dal premier per il comparto sanità dove “si sta valutando un ulteriore meccanismo di tutela in modo da ridurre la penalizzazione all’approssimarsi all’età della pensione di vecchiaia. Faremo del nostro meglio per risolvere e correggere”.

Più contratti di lavoro

Al termine del suo intervento Giorgia Meloni ha puntualizzato gli obiettivi del Governo per il lavoro. “Tutte le misure adottate sono state concentrate sui contratti a tempo indeterminato. Nell’ultimo anno abbiamo avuto oltre 500 mila nuovi posti di lavoro e 443 mila di questi sono contratti a tempo indeterminato. Questo è il risultato del lavoro fatto in questo anno”. Infine Meloni si è detta d’accordo sul tema della partecipazione dei lavoratori. “Secondo me è una grande questione e sono assolutamente aperta e disponibile a lavorarci. È una materia che considero chiave di volta nel sistema economico italiano”.

La Cgil, niente di nuovo

Le proposte e le rassicurazioni del Governo e del Premier non sono bastate alla Cgil.

“Sono confermate tutte le ragioni dello sciopero”, ha sottolineato al termine dell’incontro Maurizio Landini, “Venerdì, il primo dicembre, si chiude il giro degli scioperi. Sono confermate le ragioni perché al di là del confronto e dell’ascolto, il governo non ha cambiato nulla della manovra di Bilancio, e sul ritiro dell’articolo 33 si è limitato a dire che stanno ragionando e valutando delle modifiche ma non il fatto che interverranno in quella direzione”, ha rimarcato Ladini al termine dell’incontro di palazzo Chigi, “Continua ad essere una manovra sbagliata che fa cassa sul lavoro dipendente e sui pensionati, che non combatte la precarietà, non dà un futuro serio al nostro Paese e per quello che ci riguarda occorre proseguire con la mobilitazione”, ha contestato ancora il segretario della Cgil. Mobilitazione “che non finisce con la legge finanziaria perché siamo di fronte alla necessità di riforme strutturali nel nostro Paese a partire da una seria riforma fiscale oltre che delle pensioni, il rinnovo dei contratti nazionali con gli aumenti e per cancellare la precarietà assurda che porta i giovani ad andare via”. “Abbiamo poi ribadito”, ha concluso Landini, “la nostra contrarietà alla logica delle privatizzazioni e su questo versante c’è bisogno di avviare una seria politica industriale di investimenti cosa che ancora non vediamo”.

Cisl: clima positivo e di rispetto

Per il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, invece il vertice: “E’ stato un incontro molto importante, sia nel metodo che nel merito. Una riunione lunga, articolata, complessa, alla presenza di quasi tutto il governo. Lo considero importante, è un segno di rispetto”. “Abbiano chiesto al Governo di cambiare e migliorare le parti deboli della manovra economica, in modo particolare sulle pensioni, con maggiori sostegni alla sanità, con adeguati finanziamenti alla non autosufficienza, alla disabilità e un impegno a sbloccare le assunzioni e la stabilizzazione del precariato nel pubblico impiego e della scuola”, ha aggiunto. “Abbiamo chiesto di ritirare l’art. 33 e il governo ci ha assicurato che interverranno con cambiamenti e miglioramenti della norma in modo particolare aliquote e rendimenti dei futuri trattamenti pensionistici di medici, infermieri, personale degli enti locali, maestre asilo che dovrebbero rimanere attuali per la pensione di vecchiaia e sta ragionando per introdurre miglioramenti le pensioni anticipate”.

Uil, sono insensibili alle piazze

Critiche a fine riunione arrivano dalla Uil, per il segretario Pierpaolo Bombardieri: “È stato un incontro lungo e cordiale, in cui abbiamo riproposto sul tavolo tutti i temi portati in piazza. Il Governo ha ascoltato e si è confrontato sui salari, sul recupero del potere d’acquisto e sugli extraprofitti. Ma le decisioni illustrate alla fine della riunione”, ha osservato Bombardieri, “riconfermano l’impostazione della manovra, anche sull’articolo 33, il solo su cui si valuta un’eventuale modifica. Era quello che ci aspettavamo, il governo ha chiarito che non ci sarebbero state modifiche, che nona avrebbe accettato emendamenti. Eravamo preparati ma è strano che si riconfermi l’insensibilità alle richieste delle piazze”.

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Redazione

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