Brutte notizie per gli ostaggi. Secondo quanto riferito dal consigliere nazionale israeliano Tzachi Hanegbi “non c’è un accordo” e non ci sono intese “su nessuna delle questioni esaminate”. Anche l’ambasciatore israeliano in Russia, Alexander Ben Zvi ha confermato che “nonostante tutte le richieste Hamas non ha mai nemmeno presentato una lista di chi è nelle loro mani, in che condizioni siano, se sono vivi o no, se sono feriti, che cosa sta succedendo là. Quindi avere un qualsiasi tipo di negoziato senza sapere, è molto difficile.” In effetti, da giorni, l’imminenza di accordi viene data solo da fonti palestinesi, mentre Israele mostra sempre scetticismo. Una tattica che ha risvolti sconvolgenti sui famigliari dei sequestrati che hanno anche organizzato una marcia nazionale per cercare di avere notizie della reale situazione delle trattative. Senza accordo per lo scambio di ostaggi Israele non si ferma e l’ambasciatore all’Onu ha anche criticato la risoluzione – “distaccata dalla realtà” – che è, finalmente, stata votata a maggioranza e senza veti, che prevede una pausa umanitaria “urgente e prolungata.”
Blinken: no a occupazione di Gaza
Ieri il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha dovuto chiamare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ribadendo che “non può esserci una rioccupazione di Gaza” da parte dello Stato ebraico, ma ha ammesso che “potrebbe essere necessario un periodo transitorio in cui venga garantita la sicurezza” nella Striscia. Parlando alla Abc, Blinken ha affermato che “quando si tratta del futuro di Gaza, a nostro giudizio deve essere sotto il governo palestinese e deve esserci anche sicurezza. È imperativo, se vogliamo che ci sia pace e sicurezza durature, andare effettivamente avanti per garantire che i palestinesi abbiano diritti politici, la capacità di governarsi da soli e di prendere decisioni per il proprio futuro nel proprio Stato.”
Effetto Xi-Biden
E’ indubbio che l’incontro tra il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden e l’omologo cinese Xi Jinping ha avuto subito un effetto: l’approvazione della risoluzione Onu 2712 rimasta bloccata per i veti incrociati di Usa, Russia e Cina. E’ la risoluzione per il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza, che era stata bloccata, e ora è diminuita nella richiesta, comunque necessaria, di “una pausa umanitaria urgente e prolungata.” La bozza non condanna direttamente Hamas, ma gli Stati Uniti si sono astenuti, così come anche Russia e Regno Unito. Nessun veto e dunque si sono contati 12 voti a favore su 15. “Questa risoluzione da sola non salverà vite”, ha detto l’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite, Linda Thomas Greenfield, ma “gli Stati Uniti non vogliono vedere combattimenti in nessun ospedale dove si trovano persone innocenti indifese e malati che cercano assistenza e le persone che si prendono cura di loro.” Israele ha respinto la risoluzione perché finché gli ostaggi saranno tenuti nelle mani di Hamas non accetteranno nessuna risoluzione “distaccata dalla realtà.” “E’ deplorevole che il Consiglio continui a ignorare e rifiuti di condannare o anche solo menzionare il massacro compiuto da Hamas”, ha detto Gilad Erdan ambasciatore d’Israele all’Onu.
Parolin: ostaggi punto chiave
Mentre il Segretario di Stato della Santa Sede, monsignor Pietro Parolin, sulla vicenda degli ostaggi ha ripetuto l’appello del Papa e ha osservato che la loroliberazione “è un punto chiave”. Ci sono bambini, anche neonati, donne incinte, anziani, adulti, giovani, non solo israeliani ma anche di altri popoli e nazionalità, ha spiegato Prolin, per il quale “il principio fondamentale del diritto umanitario internazionale è che ci sono alcuni luoghi che, anche in caso di guerra, debbono essere salvaguardati: prima di tutto gli ospedali e non deve essere posto nessun ostacolo al lavoro degli operatori sanitari.” Ieri sera, a Tel Aviv, nella “Piazza degli ostaggi” è stato ricordato il giorno del compleanno per due ostaggi tenuti a Gaza da Hamas; Emily Hand di 9 anni e Raz Ben Ami di 57 anni, mentre Hamas ha pubblicato un video che mostra Arye Zalmanovich, 86 anni, un ostaggio israeliano rapito dalla sua casa nel Kibbutz Nir Oz, noto perché già dal 1955 è stato uno dei fondatori del Kibbutz dove ha sempre lavorato come agricoltore.
Gli aiuti umanitari
Gli aiuti umanitari cominciano a fluire meglio lungo i corridoi. Finora sono 135 i voli con aiuti per Gaza giunti in Egitto dal 12 ottobre all’aeroporto internazionale Al-Arish, l’ultimo dei quali ieri: un aereo proveniente dall’Arabia Saudita che trasportava aiuti e 3 ambulanze. Gli aiuti giunti in aereo sono stati forniti da 31 Paesi e da una decina di organizzazioni regionali e internazionali. Mentre il gabinetto di guerra israeliano ha accolto la richiesta statunitense di autorizzare l’ingresso quotidiano nel sud della Striscia di Gaza di due autocisterne di diesel destinato alle necessità dell’Onu, in particolare per quanto riguarda il sostegno alla rete idrica e alle fognature. Ma secondo il responsabile della Mezzaluna rossa egiziana, Israele starebbe ostacolando l’ingresso di aiuti dal terminal di Rafah.
Terroristi assassinati
Hamas e Hezbollah, intanto, continuano a lanciare razzi. Sirene di allarme risuonano continuamente sia nel sud di Israele (per nutriti lanci di razzi palestinesi da Gaza verso la città di Ashkelon) sia nel nord, per nuovi attacchi dal Libano meridionale. In particolare si segnalano attacchi verso le località israeliane di Malkiya, Arab el-Aramshe e Adamit, tutte immediatamente a sud del confine con il Libano. Accuse verso Israele, invece, per “l’uso di bombe incendiarie e al fosforo in diverse località del sud del Libano” vengono riferite dall’agenzia nazionale libanese Nna. Mentre nei combattimenti a Gaza è stato ucciso Ahmed Bahar, membro di rilievo dell’ala politica di Hamas. Bahar – è stato ricordato – era il presidente del parlamento di Hamas quando nel 2006 la fazione islamica prese il controllo della Striscia. E’ stato ucciso anche Khaled Abu Halal, un ex membro di rango delle Brigate Martiri al Aqsa, ala militare di Fatah (il partito di Abu Mazen), divenuto un affiliato di Hamas. Infine il capo di Stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, durante una visita alle truppe, ha annunciato che le operazioni militari nella Striscia di Gaza saranno allargate ad “altre aree”. “Siamo vicini allo smantellamento del sistema militare nel nord della Striscia di Gaza. Per quanto ci riguarda, continueremo in altre aree.” Il ministro della Difesa Gallant, invece, ha scritto su X che “Yahya Sinwar è il nuovo Bin Laden: gli daremo la caccia e otterremo la vittoria.”
Musk, polemica su antisemitismo
E proprio su X, ieri, il proprietario Elon Musk ha pubblicato dei commenti di approvazione ad un post antisemita che sosteneva che l’aumento dell’antisemitismo online era in realtà colpa degli ebrei che promuovono “l’odio contro i bianchi”. E’ intervenuta la Casa Bianca dichiarando “inaccettabile ripetere l’orribile menzogna dietro il più fatale atto di antisemitismo della storia americana.” Il portavoce ha ribadito con fermezza la massima condanna di “questa ripugnante promozione dell’odio antisemita e razzista, che va contro i valori fondamentali di noi americani.”
Ibm, intanto, ha annunciato che interromperà le sue pubblicità su ‘X’ dopo che una Ong Media Matters for America ha rimarcato che alcuni dei suoi annunci erano apparsi insieme a tweet filo nazisti.