Il misterioso caso Rupnik – l’ex gesuita che avrebbe abusato di decine di donne riuscendo a farla franca grazie alle sue amicizie altolocate in Curia – scuote ancora il Vaticano e Papa Francesco, prendendo le distanze da ogni genere di violenza che coinvolgono anche la Chiesa, ha dato adesione alla campagna nazionale contro la violenza femminile organizzata dalla Rai e Cadmi D.I.RE.
Non restare indifferenti
Il Pontefice, che finora non ha mai dato l’assenso affinché la Santa Sede aderisse alla Convenzione di Istanbul (ovvero il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per proteggere le donne da ogni forma di violenza) ha tuttavia riconosciuto che nella società gli abusi vanno eliminati alle radici. L’appello papale è a “non restare indifferenti”, quindi “agire subito, a tutti i livelli, con determinazione, urgenza e coraggio” per dare voce alle “nostre sorelle senza voce”. “Dal modo in cui trattiamo una donna si rivela il nostro grado di umanità”, scrive Bergoglio pensando alle tante donne “maltrattate, abusate, schiavizzate, vittime della prepotenza di chi pensa di poter disporre del loro corpo e della loro vita, obbligate ad arrendersi alla cupidigia degli uomini”.
“Dove c’è dominio c’è abuso”
Francesco ha sottolineato poi il ruolo ambiguo giocato dai mass media che, da una parte, favoriscono la promozione delle donne, ma dall’altro “trasmettono messaggi improntati all’edonismo e al consumismo, i cui modelli, maschili e femminili, obbediscono ai criteri del successo, dell’autoaffermazione, della competizione, del potere di attrarre l’altro e dominarlo”. “Tuttavia” ha spiegato il Pontefice “dove c’è dominio c’è abuso”, mentre “il Signore ci vuole liberi e in piena dignità”. Ecco perché secondo il Papa è urgente “un’azione educativa che, a partire dalla famiglia, ponga al centro la persona con la sua dignità” e favorisca “relazioni giuste ed equilibrate basate sul rispetto e sul riconoscimento reciproci”.