Richiamare in corsia i medici in pensione? Meglio i giovani laureati. È quanto sostiene e sollecita Biagio Papotto, segretario nazionale Cisl Medici, che per l’emergenza coronavirus propone una riflessione sulle proposte già presentate in passato dal sindacato in merito alla Laurea abilitante e alla equiparazione a specializzazione in medicina generale. “Le giovani leve sono pronte ad entrare in un mondo del lavoro ormai in affanno per il prolungato blocco del turn over”. Secondo la CISL, invece, “richiamare colleghi ormai in pensione, vista l’età e l’esposizione al virus, è più rischioso”. Anche per il sindacato i medici la situazione oltre ad essere delicata è complicata dalla “dissennata regionalizzazione” della sanità.
“Quando si manifestano emergenze come il Covid19”, osserva Biagio Papotto, “un sistema sanitario unico al mondo come il nostro mostra tutta la propria efficienza, ma anche i propri limiti legati ad una dissennata regionalizzazione che non smetteremo mai di definire pericolosa e divisiva”.
Per il segretario nazionale Cisl Medici, ”la schizofrenica e confusa serie di iniziative del governo e delle Regioni, comunicate in maniera talvolta contraddittoria, il blocco degli esami di abilitazione alla professione medica, i successivi appelli all’ammissione in deroga ai giovani colleghi in attesa per poter partecipare alla selezione per le scuole di specializzazione e di formazione di medicina generale seguita dalla successiva revoca di tale blocco, ci ha fatto tornare in mente le nostre vecchie proposte della Laurea abilitante e della equiparazione a specializzazione in medicina generale”. Proprio in momenti difficili, secondo la CISL medici, occorre confrontarsi con proposte serie, norme precise e non con ipotesi ventilate da più voci. “In momenti come questo”, ha continuato Papotto, “occorre avere norme precise, agili e nello stesso tempo rispondenti a criteri di chiarezza e garanzia, perché richiamare colleghi ormai in pensione, vista l’età e l’esposizione al virus, è più rischioso che semplificare l’accesso alle giovani leve pronte ad entrare in un mondo del lavoro ormai in affanno per il prolungato blocco del turn over”.
Ci sono però anche buone notizie, tra queste quella a cui il segretario nazionale della Cisl Medici rivolge un “plauso”. Si tratta dell’aumento del numero delle borse di studio per le specializzazioni, “ma non essendo ancora sufficienti ne chiediamo almeno 12 mila l’anno ed anche un aumento cospicuo dei posti dei corsi di medicina generale. Perché non dare a questi corsi di medicina generale la dignità di specializzazione, visto che l’integrazione della medicina del territorio e ospedaliera proprio in questi momenti deve essere integrata in mezzi ed azioni grazie anche alla tecnologia che ci consente di avere apparecchiature sempre più precise e portatili a disposizione dei medici di famiglia e degli ospedalieri”.
Quello dei giovani professionisti è una sorta di cavallo di battaglia della CISL medici che rilancia la sua idea di ricambio generazionale “La Cisl Medici”, ricorda Papotto “da sempre si è battuta per i giovani e abbiamo chiesto e ottenuto più risorse nei contratti dei giovani neo assunti nella dipendenza, perché quindi non abolire un “antiquato” strumento di verifica come l’esame di abilitazione, che ormai è solo un’ulteriore pratica burocratica visto che il 99% degli aspiranti lo supera brillantemente e istituire la laurea abilitante”.