Nelle parole pronunciate durante la messa di questa mattina a conclusione del Sinodo dei Vescovi, Papa Francesco ha dichiarato che “è un peccato grave sfruttare i più deboli, un peccato grave che corrode la fraternità e devasta la società”. Parole, queste, che richiamano l’attenzione su una questione cruciale che affligge la società contemporanea: lo sfruttamento dei più vulnerabili. Le parole del Pontefice richiamano immediatamente alla mente le numerose ingiustizie che caratterizzano il nostro mondo. Il Papa ha fatto riferimento alle vittime delle atrocità della guerra, ai migranti che soffrono, a coloro che vivono in povertà, a chi è opprimente pesato dai problemi della vita e a coloro che sono intrappolati in situazioni senza speranza, incapaci persino di piangere o urlare.
Il male dell’indifferenza
Il Vescovo di Roma ha notato che spesso, dietro parole allettanti e promesse seducenti, si celano forme di sfruttamento o, peggio ancora, l’indifferenza verso di esse. Un’indifferenza, ha ammonito, che è un male altrettanto grave del sfruttamento stesso. La mancanza di azione contro lo sfruttamento e l’ingiustizia significa essere complici in un sistema che mina la dignità umana e corrode il tessuto stesso della società. L’appello di Francesco a riconoscere l’importanza di proteggere i più deboli nella nostra società e combattere lo sfruttamento è un richiamo alla solidarietà, alla giustizia e alla compassione. Secondo il Papa affrontare il problema dello sfruttamento richiede azioni concrete a tutti i livelli della società. Azioni che possono includere la promozione di politiche sociali ed economiche che proteggano i diritti dei lavoratori, l’eliminazione del lavoro minorile, l’assistenza ai rifugiati e ai migranti in fuga da situazioni disperate, e il rafforzamento della rete di sicurezza sociale per coloro che vivono in condizioni di povertà. Inoltre, ha ricordato che è fondamentale riconoscere le persone nei margini della società, ascoltarle e rispondere alle loro esigenze.