È difficile credere che alle soglie di metropoli densamente urbanizzate come Milano si possa trovare un bellissimo campo di zucche dove andare sceglierne una per la festa di Halloween come fanno gli americani o a maggio una spettacolare spianata di tulipani di tutti i colori. Un miraggio che è stato reso possibile grazie all’idea di un imprenditore milanese che ha creato una fattoria didattica, visitabile da scolaresche e famiglie, perché innamorato dell’idea che soprattutto i giovani potessero tornare a conoscere la terra, i suoi frutti, i suoi animali, i suoi cicli vitali e riproduttivi. Ma che ci ha anche raccontato di quante difficoltà si incontrano nel nostro Paese se si vuole impiantare attività di questo tipo. Ne abbiamo parlato con l’imprenditore Stefano Busatti, direttore generale della Steflor, da cui è nata “Agricola delle meraviglie”.
Come è nata questa idea di affiancare alla sua attività di vivaista di successo una “fattoria didattica” alle porte di Milano, nel Comune di Vimodrone?
Allora diciamo che l’idea è nata perché avendo già un’azienda florovivaistica a Paderno Dugnano, dove facevamo attività didattiche per i bambini, mi sono reso conto che effettivamente era una cosa molto utile e socialmente apprezzata. Volevamo, cioè, lanciare un messaggio relativamente al mondo del food, delle piante, degli orti, dei prodotti a km zero, alle giovani generazioni e anche, perché no, alle persone più in generale, per sensibilizzarle al rispetto ma anche alla conoscenza della natura. Perché una delle cose fondamentali è che con la vita cittadina e con la vita degli ultimi decenni, sempre più spostata in casa, in città appunto, le giovani generazioni hanno finito per non conoscere le informazioni più basilari rispetto al cibo: da dove viene, come viene coltivato il grano, come è fatta una gallina, cioè le cose proprio più elementari.
E in che modo state cercando di ricreare questo legame uomo-natura? Create eventi legati alla stagionalità per far conoscere i cicli agricoli?
Si, partiamo dal mese di maggio, con la fioritura dei primi campi di tulipani, e di giugno, quando iniziano le attività di laboratorio nei campi estivi per i bambini, dove è molto bello fargli passare le giornate nel verde, in attività che poi sono ricreazionali, divertenti, come spiegare come alimentare il pollo piuttosto che la gallina e via dicendo. È un’attività che poi si protrae fino alla mostra delle zucche di Halloween di questi giorni. Moltissime famiglie vengono a trovarci e si scelgono la propria zucca ornamentale da portarsi casa per le feste. Anche stamattina avevamo un centinaio di bambini di due scuole che sono riusciti a trascorrere la giornata didattica nonostante il maltempo e la pioggia. Adesso stiamo facendo una battaglia non indifferente per riuscire a ufficializzare i mercatini di Natale che trainerebbero tutta la didattica anche nel mese di dicembre. Potrebbero insegnare molto sulle tradizioni natalizie e su come affrontare le festività religiose con un occhio di riguardo alla natura, alle piante e a quanto le piante possono aiutarci a vivere meglio.
Questo mi fa pensare che da parte vostra ci sia una particolare sensibilità verso l’eco-sostenibilità e che, quindi, adottiate metodiche e tecnologie in linea con la transizione ecologica, giusto?
Nelle nostre sedi adoperiamo mezzi elettrici, abbiamo ridotto al minimo indispensabile l’applicazione di diserbanti in quanto stiamo implementando di più la pacciamatura delle piante per evitare le malerbe e anche dal punto di vista fitosanitario stiamo sperimentando nuove varietà, sempre meno sensibili alle malattie, in modo da non utilizzare i fitofarmaci.
Usate anche i droni?
In realtà li usiamo essenzialmente per le riprese, perché ci piace molto realizzare filmati educativi dove facciamo vedere per esempio la zucca come nasce, come si evolve, come viene raccolta. Il drone è uno strumento che ci aiuterà sempre di più per fare filmati didattici.
Parliamo, invece, dell’altra transizione, quella digitale, dell’agricoltura 4.0…
Noi siamo sempre più portati verso l’informatica che ci aiuta a tenere tracciata ogni cosa. Usiamo molto dei palmari che tengono traccia delle piante quando arrivano, dove vengono spostate o da chi sono state portate. Insomma diciamo che rispetto all’azienda floro-vivaistica di vent’anni fa ormai nella agricoltura moderna tutto è registrato e penso che si ricorrerà sempre di più all’informatizzazione dei processi, per riuscire a tracciare tutti i vari cicli produttivi.
Considerate queste innovazioni, perfettamente in linea con l’Agenda 2030 immagino che per realizzare la fattoria didattica abbiate potuto usufruire di finanziamenti pubblici e agevolazioni?
Fino a oggi assolutamente no, anzi è una attività che incontra dei veri e propri “muri” burocratici. Con la fattoria didattica la nostra realtà è diventata veramente una palude di autorizzazioni dove lo sforzo da fare è cento volte superiore a quello che sarebbe realmente necessario. Oggi aprire una fattoria didattica è molto, molto difficile.
Quindi avrebbe qualcosa da dire alle istituzioni che da una parte ci spingono verso le transizioni ecologica e digitale e dall’altra non sostengono iniziative come questa?
Alle Istituzioni la prima cosa che chiederei è una semplificazione delle procedure, perché io vedo veramente tanti imprenditori che si avvicinano a questo mondo completamente nuovo, che per me ha degli spazi di ampliamento impressionanti, perché le persone amano veramente andare nei campi, fare un picnic, conoscere l’agricoltura, vedere come si coltiva un orto, ma dall’altra parte c’è questo muro burocratico, non saprei come altro definirlo. Questo scetticismo nell’agevolare le persone che lo vogliono fare. Tante persone si innamorano del progetto, ma poi abbandonano. Perché oggi per avviare una fattoria didattica prima bisogna diventare agriturismo, poi devi diventare anche imprenditore agricolo e non le dico che pastoia burocratica spaventosa che bisogna affrontare per arrivare lì.