Dopo la prima serie di negoziati su un bozza di accordo globale sulla biodiversità che si sono conclusi a Roma, il WWF ha l’impressione che “i Paesi partecipanti non abbiano dimostrato il livello di urgenza e ambizione necessari ad affrontare le crisi in cui si trova la natura su scala globale”.
“Le attività dell’uomo stanno distruggendo la natura ad un ritmo molto più veloce di quanto si possa recuperare. Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato l’anno scorso ha rivelato che un milione di specie sono minacciate di estinzione – spiega il WWF -.
I colloqui di questa settimana nella sede della FAO di Roma, che si sono svolti nell’ambito della Convenzione sulla diversità biologica (CBD), hanno offerto ai Paesi la prima opportunità di discutere una bozza del piano sulla biodiversità che è stata resa pubblica a gennaio.
Il piano, nella sua versione definitiva, dovrebbe essere adottato a ottobre a Kunming, in Cina, rappresentando un’opportunità per garantire un accordo globale che affronti la perdita e il degrado della natura per il prossimo decennio”.
L’associazione ambientalista sta incalzando i Paesi “perché assicurino la stesura di un accordo globale sulla biodiversità che sia tanto completo, ambizioso e fondato scientificamente quanto l’Accordo sul Clima di Parigi del 2015. Senza un’azione urgente sulla biodiversità, il mondo rischia di non raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile”.
“Il nostro rapporto con la natura è pericolosamente sbilanciato.
Un milione di specie sono minacciate di estinzione e il modo in cui attualmente produciamo e consumiamo rischia di danneggiare irreparabilmente i sistemi naturali che sostengono il benessere e la prosperità umana, dalle foreste agli oceani e ai sistemi fluviali – spiega Marco Lambertini, direttore generale del WWF-International -. Con la scienza e la società che richiedono un’azione urgente sulla natura, analoga a quella per il clima, è deludente vedere che i Paesi abbiano mostrato a Roma ambizioni e leadership così limitate.
Il mondo non deve perdere l’occasione che i negoziati delle Nazioni Unite di quest’anno consentano di conseguire un accordo per la tutela della natura, quale quello di Parigi per il Clima, che includa un chiaro set di obiettivi e traguardi al 2030 basati su evidenze scientifiche e misurabili.
Sarà ora fondamentale che i Paesi accettino la sfida nella prossima tornata di negoziati e assicurino che la bozza di accordo che arriverà a Kunming contenga l’ambizione necessaria a creare un mondo ‘nature positive’ (positivo per la natura) entro la fine del decennio”.
I negoziati di Roma, che si sono chiusi sabato sera, si sono concentrati sulla necessità di definire obiettivi per tutelare almeno il 30% degli habitat entro il 2030, arrestare la perdita di specie e preservare la diversità genetica. Numerosi Paesi hanno inoltre sostenuto obiettivi per affrontare le cause principali della perdita di biodiversità, come l’agricoltura, le infrastrutture, la pesca, la silvicoltura e l’industria estrattiva. Secondo il WWF “definire l’obiettivo di ridurre entro il 2030 del 50% l’impronta ecologica negativa causata dalla produzione e dal consumo umani è essenziale per affrontare i fattori sia diretti che indiretti della perdita di natura”.
Per il WWF “i progressi nella mobilitazione delle risorse finanziarie siano stati troppo lenti, il che pone un problema che è fondamentale se non si vuole che i costi di implementazione dell’accordo siano più acutamente avvertiti dai Paesi in via di sviluppo”. (Italpress)