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Terrorismo diffuso terapia difficile

domenica, 1 Marzo 2020
1 minuto di lettura

La prevenzione nella lotta al terrorismo è fondamentale forse più della repressione.

Per prevenire servono servizi di intelligence preparatissimi e un’intesa attività di disinnesco culturale delle micce accese dai fanatismi che sono all’origine del fenomeno.

Da questo punto di vista le democrazie occidentali sembrano non essere bene attrezzate. Per disinnescare le micce del fanatismo occorrerebbe lucidità e soprattutto unità.

Se si opera con la mente confusa tra chi tende all’indulgenza e chi tende al razzismo e all’intolleranza si fa solo un bel regalo a questi assassini.

L’Italia si è liberata del terrorismo politico solo quando anche il Pci e la Cgil finalmente capirono che le Brigate erano Rosse e non “cosiddette rosse”. Da quel momento l’Italia fu unita, salvo pochi mentecatti, e adottò una linea culturale, politica, giudiziaria e repressiva efficace. Non ultima, per efficacia, fu la legge sui pentiti.

Per quanto riguarda l’attività di intelligence sicuramente l’Italia è all’avanguardia e può dare una mano agli altri colleghi d’oltralpe. Ma qui il problema è, miserabilmente, di tipo quantitativo. Se devi tenere sotto controllo 2-3000 potenziali terroristi forse ce la puoi fare. Se questo numero si triplica o decuplica, soccombi a meno di non assumere, formare e pagare alcune migliaia di agenti segreti. Quindi?

Il terrorismo dei grandi attentati è paradossalmente più facile da combattere: esso richiede una lunga preparazione, la creazione di intrecci operativi e di contatti che un’abile intelligence può individuare per tempo.

Ma prevenire gli attacchi del terrorismo diffuso, di chi noleggia un’auto e la scaglia sui pedoni, di un commando improvvisato di tagliagole che entra in un pub e così via è tecnicamente impossibile. A meno che non si adotti la strategia cara a Mao ZeDong: prosciugare l’acqua in cui nuotano i pesci (del terrorismo).

Come si prosciuga?

Innanzitutto disinnescando le micce del fanatismo ovunque si annidino ma soprattutto alzando il livello di estirpazione, cioè colpendo non solo i terroristi acciuffati e quelli che hanno in mente di compiere atti di terrore ma anche la rete di connivenze, di predicatori di odio, di istigatori al Jihad, di fiancheggiatori disarmati, di chi conosce questi personaggi e le loro intenzioni e fa finta di niente. Tutto questo è molto ma molto corretto, sia politicamente che moralmente.

Giuseppe Mazzei

Filosofo, Ph.D. giornalista, lobbista, docente a contratto e saggista. Dal 1979 al 2004 alla Rai, vicedirettore Tg1 e Tg2, quirinalista e responsabile dei rapporti con le Authority. Per 9 anni Direttore dei Rapporti istituzionali di Allianz. Fondatore e Presidente onorario delle associazioni "Il Chiostro - trasparenza e professionalità delle lobby" e "Public Affairs Community of Europe" (PACE). Ha insegnato alla Sapienza, Tor Vergata, Iulm e Luiss di cui ha diretto la Scuola di giornalismo. Scrivi all'autore

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