I giovani non mirano più di tanto al posto fisso, ma al posto “sfidante”. Lo conferma anche Alessandro Canelli, presidente di Ifel e sindaco di Novara, che ha appena presentato il Rapporto Ifel – Dipartimento Economia Locale e Formazione di Anci, sul personale dei comuni italiani. “L’assunzione dei giovani è uno dei fattori determinanti per il futuro della Pubblica amministrazione e per gli Enti locali ma dobbiamo tener conto che i giovani che scelgono il lavoro hanno in mente un contesto migliorativo rispetto a quello che trovano.” A conferma il dato sull’età media dei dipendenti comunali a tempo indeterminato nel 2007 era pari a 47 anni, nel 2021 è salita a 52 anni.
Zangrillo: il Pnrr accoglie sfida
“Il rapporto Ifel – ha detto Canelli – fotografa una situazione alla quale la Funzione pubblica sta reagendo molto bene. Sono ripartite le stagioni concorsuali, ma c’è da dire che c’è una difficoltà sempre maggiore nel trovare giovani, specializzati e qualificati, che vogliano venire a lavorare nei Comuni. È un messaggio di attenzione che porremo al Ministero, perché bisogna rendere il comparto più attrattivo o avremo difficoltà nel corso del tempo”. Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha subito risposto che la sfida è stata già raccolta dal Pnrr: “non possiamo nel modo più assoluto sprecare quest’occasione, ma dobbiamo rimboccarci le maniche e lavorare tutti insieme per un obiettivo comune, che è quello di dare corpo e sostanza agli ambiziosi obiettivi del Piano. Per fare ciò è necessario proseguire nell’attuazione degli interventi, dalle assunzioni alla formazione, dalle misure concrete per gli enti locali ai percorsi lavorativi per le giovani generazioni, che rappresentano i binari sui quali dobbiamo muoverci”.
Crollo di personale in 15 anni
Il Rapporto certifica che negli ultimi 15 anni il personale comunale in servizio “ha subito una progressiva e sensibile riduzione.” Se, infatti, nel 2007 ammontava a 479.233 unità, nel 2021 il valore diminuisce del 28,4%. Nel 2021 il personale comunale si compone di 337.505 dipendenti, 3.445 dirigenti, 2.295 segretari comunali e 24 direttori generali2 presenti solo in 14 regioni. I dipendenti comunali in servizio si suddividono in 314.878 unità a tempo indeterminato e 20.563 con un rapporto di lavoro flessibile. I contrattisti e i collaboratori a tempo determinato ammontano a 2.064 unità. I dirigenti comunali si suddividono in 2.299 unità a tempo indeterminato e 762 a tempo determinato. Sono 384 i dirigenti e le alte specializzazioni fuori dotazione organica. Il personale dei comuni ha prevalenza del genere femminile: 57% rispetto al 53% di maschi. L’incidenza percentuale delle donne risulta contenuta tra i dirigenti comunali (36%) e minima (4%) tra i direttori generali. I dipendenti comunali in servizio sono in media 5,793 ogni 1.000 abitanti. Questo dato è, però, territorialmente eterogeneo: emerge il caso dei comuni della Valle d’Aosta, dove il numero di dipendenti ogni 1.000 cittadini è prossimo alle 10 unità, seguono le amministrazioni del Trentino-Alto Adige e della Sicilia, con 9 e 8 dipendenti in media ogni 1.000 residenti rispettivamente, mentre i valori più bassi si riscontrano nelle amministrazioni comunali della Puglia, dove i dipendenti comunali sono meno di 4 ogni 1.000 abitanti e in Veneto, Abruzzo, Molise, Campania e Basilicata, dove il dato è inferiore a 5 unità.
Manfredi: serve più attrattiva
Alla presentazione del report, a Napoli, ha partecipato anche il sindaco della città, Gaetano Manfredi che ha rivelato di aver parlato col ministro Zangrillo “del potenziamento delle risorse umane nei Comuni, della necessità di trovare strumenti di maggiore attrattività, del problema del salario perché gli stipendi sono bassi, del problema del rinnovo dei contratti perché ci sono aspettative e delle forme di rafforzamento per il sostegno ai Comuni sia dal punto di vista dell’assistenza tecnica che delle regole di bilancio perché una maggiore operatività dei Comuni significa garantire più servizi ai cittadini e creare più qualità di vita”.