“È improbabile che una tempesta tropicale simile a quella che ha colpito la Libia possa colpire la Tunisia, a breve e medio termine”. È quanto affermato dal climatologo Zouhaier Hlaoui, riferendosi agli studi sul clima realizzati in Tunisia a seguito dell’uragano “Daniel” che ha colpito la Libia lasciando dietro di sé un bilancio pesantissimo di oltre 5.000 morti. “L’aumento della frequenza di temporali come quello che si è verificato in Libia nei giorni scorsi, chiamato anche “Medicane”, o ciclone subtropicale mediterraneo, è un sistema di depressione mediterranea con le proprietà di un ciclone intertropicale di depressione frontale alle medie latitudini”, ha spiegato.
Ridurre i gas serra
La tempesta aveva già colpito la Grecia, prima di dirigersi verso la regione orientale del bacino del Mediterraneo, e più precisamente la Libia nordorientale. Per rendere meno devastanti questi fenomeni, diventati sempre più intensi ed estremi sotto l’effetto dei cambiamenti climatici, Hlaoui ha invitato le autorità tunisine a contribuire maggiormente, come tutti i paesi del mondo, allo sforzo globale volto a ridurre i gas serra (GHG) emissioni responsabili del riscaldamento globale. Secondo il climatologo e autore del libro “Clima e bioclima della Tunisia”, non si tratta solo di ripercussioni immediate come le devastanti alluvioni avvenute in Libia, ma anche di nuovi problemi, che sorgeranno nel prossimo futuro come “perturbazioni dell’equilibrio idrico e del regime biologico delle specie animali e vegetali nella nostra regione”.