Anche la Svezia non sembra più la Svezia. La corona, nel senso di moneta, continua a perdere valore rispettoall’euro; dalle 9,93 del 2021 siamo quasi a 12 corone per un euro. L’inflazione oscilla tra il 7 e 9%. Una debolezza che ha fatto crescere le esportazioni del 6% in un anno, ma la volatilità e l’import hanno fatto diventare tutto più caro. Il carrello della spesa incide sulle famiglie e la Riksabank continua a tenere tirato il freno a mano dei tassi d’interesse. Con gli aumenti della Banca centrale è salito ancora il costo del denaro, e c’è chi prospetta che continuerà al rialzo anche entro fine anno. Il board della Banca avrebbe anche deciso di espandere le vendite da 3,5 miliardi di corone svedesi a 5 miliardi al mese, a partire proprio da questo mese. “La Riksbank non ha intenzione di vendere la sua partecipazione in obbligazioni non governative”, hanno però spiegato dall’istituto di credito centrale. “Se la politica monetaria deve essere ulteriormente inasprita, gli aumenti dei tassi ufficiali sono lo strumento principale e più efficace. Le vendite di titoli di Stato dovrebbero essere caratterizzate da prevedibilità e contribuire a una graduale normalizzazione del bilancio della Riksbank”.
Non solo economia
Gli spazi di manovra sono stretti: se si vuole abbassare l’inflazione bisogna alzare i tassi di interesse, ma se si alzano i tassi l’economia rallenta. Gli scandinavi hanno una delle economie più floride dell’Europa e del mondo; un debito pubblico tra i più bassi e una crescita sostenuta, anche se quest’anno Eurostat registra una flessione del Pil di -1,5% rispetto all’anno scorso. Non si spiegano chiaramente i motivi di questa turbolenza. Dal punto di vista economico il rialzo dei tassi da parte della Bce può aver rafforzato fortemente l’euro e indebolito la corona svedese, che di fatto ha dovuto riposizionarsi proprio sulla linea europea. Possono aver inciso le tensioni per la pandemia e la guerra russo-ucraina (come per tutti). Ma ci sono anche condizioni sociali più difficili rispetto al passato: la Svezia ha poco più di 10 milioni di abitanti e se perdureranno nel tempo gli attuali ritmi immigratori – dal picco di 160mila richieste d’asilo del 2015 all’attuale stabilizzazione di 40/50mila all’anno ma con circa 600mila ingressi dal 2017 al 2021 – con il crollo della natalità, nel 2065 potrebbe avvenire il sorpasso dei residenti non-europei sugli autoctoni. E questo con ripercussioni sociali e politiche per le reazioni all’immigrazione e all’aumento della criminalità delle aree urbane periferiche che si è visto negli ultimi anni. Il governo dei moderati di Ulf Kristersson ha una maggioranza risicata e deve ricorrere all’appoggio esterno dell’estrema destra. E c’è la questione dell’entrata nella Nato dopo decenni di neutralità. Infatti il vicegovernatore della Banca centrale svedese, Martin Floden, parla di cause economiche, ma anche di “geopolitica” e di “immagine”: “la debolezza”, ha detto,“sembra essere legata, ad esempio, al comportamento trend-following, alle preoccupazioni per il settore immobiliare, alla situazione geopolitica e all’immagine della Svezia, nonché all’aspettativa che la Riksbank aumenterà i tassi di interesse meno di altri paesi.”
Lasciare la corona per l’euro
Una situazione complessa che si riflette anche sulla corona, che si indebolisce. Una strada potrebbe essere l’adozione dell’euro, ma vent’anni fa il popolo svedese bocciò con un referendum l’adozione dell’euro con il 55,9% dei voti e potrebbe farlo ancora. Un recente sondaggio Demoskop ha rivelato che il 42% della popolazione voterebbe “no” all’adesione all’euro se ci fosse un nuovo referendum, mentre il 34% sarebbe favorevole. Ma, di fatto, il problema non si pone perché nessun partito sta proponendo un nuovo referendum. Per ora rimane la leva monetaria e qualche speranza che poggia sulla buona reputazione del Paese. Martin Floden, vicegovernatore della Riksbank, ha detto che “la politica monetaria probabilmente dovrà rimanere restrittiva per un periodo abbastanza lungo a venire” e ha aggiunto: “noi e molti altri siamo convinti che la corona si rafforzerà in qualche momento, ma vorremmo vederlo accadere presto piuttosto che a lungo termine”.