La Corte Suprema dell’Ohio ha stabilito che il termine “bambino non ancora nato” può rimanere nel linguaggio elettorale del voto di novembre sull’opportunità di sancire la protezione dell’aborto nella costituzione dello Stato. La sentenza è una parziale vittoria per il collegio elettorale statale controllato dai repubblicani, che aveva proposto la modifica costituzionale. La Corte ha respinto l’argomentazione dei firmatari secondo cui il linguaggio della scheda elettorale “introduce un giudizio etico”, affermando che “non dimostra che il linguaggio della scheda elettorale costituisca una persuasione impropria”. Tuttavia, la Corte si è schierata dalla parte dei firmatari in un aspetto più ristretto del linguaggio contestato dell’urna elettorale, concordando che il linguaggio “cittadini dello Stato” era fuorviante. La commissione elettorale aveva approvato la formulazione di “vietare ai cittadini dello Stato dell’Ohio di gravare, penalizzare o vietare, direttamente o indirettamente, l’aborto prima che un bambino non ancora nato venga ritenuto vitale”. La corte ha ordinato alla commissione elettorale “di adottare un linguaggio elettorale che descriva accuratamente che l’emendamento proposto regola le azioni dello ‘Stato'”. La sentenza ha suscitato reazioni contrastanti. I sostenitori dell’emendamento hanno salutato la decisione come una vittoria per la vita, mentre i sostenitori del diritto all’aborto l’hanno criticata come un tentativo di fuorviare gli elettori.