venerdì, 15 Novembre, 2024
Società

Hanno ammazzato Mahsa, Mahsa è viva. A Roma come in Iran insieme per “donna vita libertà”

Un anno fa Mahsa Amini venne uccisa dalla polizia morale in Iran, colpevole di avere indossato male il velo, colpevole di un’innocenza e una bellezza intollerabile per il regime oscurantista degli Ayatollah. Una ferocia disumana ha colpito e ucciso Mahsa, aprendo però la bocca di milioni di voci in tutto il mondo, in Iran anzitutto, per dire “no” ad un regime dittatoriale che da oltre quarant’anni distrugge vite, risorse e cultura di un paese bellissimo, trasformato in una piaga di sangue e dolore. La rivoluzione al grido di “donna, vita, libertà” ha restituito voce alle gole soffocate dalle corde dei boia, dai proiettili dei pasdaran, agli eroi di questo ultimo anno che, insieme a Mahsa, hanno perso la vita: donne e uomini, giovani, talvolta ragazzini, talvolta bambini…la conta del dolore conta oltre 500 vittime. Le vittime del regime ci guardano con occhi che valicano tempo e dimensioni, per ricordarci il valore della vita e della libertà, ci chiedono di essere la loro voce, mentre loro si mostrano come luce di faro, per ricordare che la vita griderà sempre più forte della morte. Così oggi in Iran e in tutto il mondo si scende in piazza portando sulla bocca il nome di Mahsa. l’ONG Iran Human Rights con sede a Oslo, ha fatto sapere che proprio nel giorno dell’anniversario della morte di sua figlia, Amjad Amini è stato arrestato mentre lasciava la sua casa a Saqez, ma è stato rilasciato poche ore dopo.

 L’organizzazione inoltre ha riferito che la casa della famiglia della ragazza nel Kurdistan iraniano è circondata da forze militari per impedire lo svolgimento di una cerimonia religiosa in occasione dell’anniversario della morte della giovane. Le forze di sicurezza iraniane hanno anche imposto severe restrizioni al cimitero di Aichi, dove è sepolta Mahsa . Le autorità governative, secondo la ong, avevano imposto alla famiglia Amini di non tenere commemorazioni per l’anniversario della morte della ragazza, ma la famiglia della giovane ha dichiarato in un comunicato che, “come ogni famiglia in lutto, noi, la famiglia Amini, ci riuniremo presso la tomba della nostra amata figlia Jina (Mahsa) Amini, nell’anniversario della sua morte, e stiamo celebrando cerimonie commemorative tradizionali e religiose.” La risposta del regime non si è fatta attendere: oggi hanno sparato contro la folla che onorava la memoria di questa figli dell’Iran, divenuta simbolo di una rivoluzione tanto pacifica quanto determinata a lottare fino alla fine.

“Noi ci opponiamo a quattro decadi di dittatura teocratica, di violazione dei diritti umani, agli stupri, alle torture, di distruzione ambientale. ” Queste parole hanno risuonato a Roma, rimbalzando, amplificandosi sulle mura dei fori Imperiali, dove è convogliata la manifestazione organizzata da DVL Italia, insieme a molte altre associazioni per ricordare Mahsa e ribadire la volontà di rovesciare un regime che fa scempio dei suoi figli. Lacrime e abbracci, ma soprattutto forza e determinazione hanno animato i volti delle diverse migliaia di persone che hanno portato l’immagine di Mahsa da Piazza dell’Esquilino a via dei Fori Imperiali. Iraniani e italiani insieme hanno alzato al cielo il volto di Mahsa, come una sorella ugualmente pianta, e ancora insieme hanno gridato “donna, vita, libertà”, abbracciandosi di fronte alle performance degli artisti che hanno suonato, cantato e ballato un dolore talmente grande da cercare sempre nuovi linguaggi per mutarsi in spinta, motore, rivoluzione.
Mahsa è morta, ma riposa nel cuore di ognuno di noi. Mahsa è più viva che mai.
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