martedì, 17 Dicembre, 2024
Europa

Lagarde alza i tassi. E non è finita

Per combattere l’inflazione (“che è comunque in calo, ma non basta ancora”) si continua sulla linea dura adottata da 14 mesi a questa parte dalla Banca centrale europea: l’aumento dei tassi d’interesse di un quarto di punto che così li vede arrivare al 4,50% sui rifinanziamenti principali, al 4% sui depositi e al 4,75 sui prestiti marginali. In sintesi, non una buona notizia principalmente per persone e imprese che hanno bisogno di prendere in prestito denaro e per chi ha i mutui variabili, destinati ad avere un aumento ancora maggiore. Come anticipato, la decisione presa dalla Banca centrale europea è stata confermata per la decima volta da luglio 2022 per combattere l’inflazione, che ha raggiunto il record del 9,6% a giugno. Ma che si spera possa iniziare a scendere in questo secondo semestre. “La guerra in Ucraina sta causando una grande incertezza”, le parole Lagarde che ha poi spiegato che l’obiettivo è riportare l’inflazione al 2% nel medio termine: “Faremo tutto ciò che dobbiamo per arrivare a questo fine”. Un provvedimento preso, secondo la Presidente, per avere una “stabilità dei prezzi” ed “evitare una recessione”.

Ulteriori aumenti o pausa?

Lagarde non ha escluso, per il futuro, ulteriori aumenti: “Oggi non possiamo dire che abbiamo raggiunto il picco dei tassi che rimarranno in un intervallo sufficientemente restrittivo per tutto il tempo necessario. Ma siamo dipendenti dai dati. Dobbiamo testare la nostra valutazione di oggi in base alle stime future”. Insomma, ha tenuto aperta la possibilità a nuovi rialzi. Lagarde, comunque, ha voluto precisare che la decisione è stata presa da “una solida maggioranza anche se alcuni governatori avrebbero preferito una pausa”. E difatti la stretta potrebbe forse incontrare una pausa, mentre è meno probabile la sua conclusione.
Insomma, da oggi occhi puntati sull’inflazione che secondo la Bce raggiungerà il 5,6% nel 2023, in calo dal 6,8% previsto a giugno. In ribasso anche quella prevista nel 2024, al 3,2%, ma questo è ancora al di sopra del target del 2% che si è imposto la Banca.

Ripresa economica a rischio

Le reazioni del mondo politico italiano non hanno accolto con entusiasmo questa nuova mossa restrittiva della Bce. A partire dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso secondo il quale questa disposizione, “presa peraltro credo a maggioranza e quindi contrastata, non credo possa aiutare la ripresa economica dell’Europa, che è il principale problema che noi abbiamo anche perché le altre economie collegate a noi hanno”. La Lega si è espressa tramite il Senatore e Presidente della commissione Finanze di palazzo Madama Massimo Garavaglia: “Questa politica monetaria fa male agli italiani”. Ha parlato di decisione “incomprensibile” la Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa. “C’è un rischio enorme di credit crunch, di liquidità progressivamente tagliata dalle banche nei confronti della clientela”, il grido d’allarme di Unimpresa. “Una stangata per chi ha un mutuo a tasso variabile e per le famiglie e le imprese che devono chiedere un prestito” il commento invece dell’Unione Nazionale Consumatori. Per Codacons, infine, la nuova stretta decisa dalla Bce “rappresenta una mazzata media tra 15 e 25 euro a rata per le famiglie italiane che hanno acceso un mutuo a tasso variabile”.

Eurozona, stime di crescita negative

Notizie non positive inoltre per le stime di crescita dell’Eurozona che sono viste al ribasso, allo 0,7% nel 2023, all’1,0% nel 2024 e all’1,5% nel 2025: “Ma devo dire – le parole di Lagarde – che sul 2024 circa i tre quarti di questa revisione è da attribuire all’effetto trascinamento del 2023. Stiamo attraversando un periodo di cinque trimestri di crescita molto a rilento e sulla base delle nostre previsioni stiamo arrivando alla fine di questo e poi avremo la ripresa”. Ma in questo momento “siamo chiaramente in una fase di crescita lenta e il momento più difficile è ora”. Il Presidente su questo punto ha specificato che l’economia dell’Eurozona resterà probabilmente debole nei prossimi mesi: “I segnali del terzo trimestre indicano un trimestre debole”.

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