Non se ne parla molto ma la Borsa di Milano da un anno a questa parte ha aumentato i valori del 33%. L’indice Mib è passato da 22.000 a 29.000; un balzo che non accadeva da quindici anni; dalla crisi del 2008.
Dato da sottolineare
Roberto Guida, professore ordinario di Economia al Campus Bio-medico di Roma sostiene che il dato non è “adeguatamente sottolineato”, mentre è di grande rilevanza per i mercati finanziari e per l’Italia. Significa che c’è “fiducia nell’azione di governo e c’è una prospettiva ad ampio raggio anche sulle indicazioni relative al futuro dell’economia”. L’economista ha spiegato che “i sentiment degli investitori si basano sulla solidità e sulla difesa dei meccanismi primari, sul contenimento del debito e sulle aspettative di stabilità politica e di espansione economica. C’è una visione forte tra gli investitori finanziari che riflette una capacità del governo di affrontare le questioni più importanti”. “Non a caso”, ha aggiunto, “l’Italia ha la seconda crescita del prodotto interno lordo europeo e ha un controllo dell’inflazione che si sta dimostrando abbastanza efficace, in un contesto globale non facile.”
Ieri e oggi, rischi e opportunità
Un modo per festeggiare il primo anno di Governo Meloni, dunque, ci sarebbe. Più 33% di Mib in meno di dodici mesi con anche lo spread (intorno a 170) che tiene bene. Chi non tiene è il retaggio del passato: un debito pubblico mostruoso e una deindustrializzazione che incide sulle capacità produttive e occupazionali oltre all’inverno demografico. Dopo il Giappone siamo la popolazione più vecchia del mondo. Ottimo per la speranza di vita, ma meno per il sistema pensionistico.
Debito pubblico e Pil
Il debito pubblico ha fissato un nuovo record proprio questa estate arrivando a quasi 2.850 miliardi di euro. Ma è anche vero che è un debito sempre più in mano agli italiani: la Banca d’Italia e le banche del paese ne posseggono, insieme, più della metà: circa 1.500 miliardi di euro. In meno di due anni il sistema bancario, con circa il 26% della Banca d’Italia e il 25% degli istituti bancari, ha costituito un blocco di sicurezza per le finanze pubbliche del nostro Paese. Ma i fondi d’investimento stranieri, pur avendo ridotto la loro quota di sottoscrizione di bond pubblici italiani, nello stesso periodo, di quasi quattro punti percentuali, restano i primi detentori di bot e btp con circa 750 miliardi di euro.
Famiglie, debiti, bot e btp
Mentre le famiglie italiane detengono il 10,9% del debito pari a 306,8 miliardi, circa l’8,5% dei bot e btp in circolazione. Ma serve comunque molta cautela nel provare ad adattare il modello giapponese all’Italia, il cui debito pubblico corrisponde al 144,4 per cento del PIL. Siamo secondi solo alla Grecia (168,3%) mentre in tutti gli altri paesi europei va meglio: Francia 112,4%, Spagna 112,8%, Germania (59,8%) e Regno Unito (85,5%). L’Unione europea, nel suo insieme, è intorno all’83%. Tutti molto lontani, comunque, dal record giapponese che ha raggiunto il 258%. Record diventato “caso di scuola” per la sua sostenibilità proprio perché detenuto in gran parte dalla banca centrale del Giappone e perché i tassi di interesse sono tenuti bassi, o negativi, con un’inflazione intorno al 3%. Infine il Pil, il Prodotto interno lordo che, per l’Italia, cresce poco: l’ultima stima è di appena lo 0,9% quest’anno e lo 0,8% il prossimo, quando l’area euro invece dovrebbe accelerare; inclusa la Germania, che quest’anno è, praticamente, in recessione.