In Calabria “è in programma il piano di potenziamento dei centri per l’impiego con l’obiettivo di ridisegnare il ruolo e la funzione di questi siti che dovranno affrontare con il necessario piglio le problematiche degli aspiranti lavoratori. Vi è un evidente corto circuito che senza un intervento serio e strutturale rischia non solo di non risolvere il problema dello stop al Reddito di Cittadinanza ma di innalzare in modo esponenziale le criticità e, soprattutto, creare consistenti sacche di povertà per i prossimi decenni. Anche la disoccupazione rappresenta una patologia seria per la Calabria e non si è trovata ancora la giusta terapia per cui una nuova fase è necessaria e non più rinviabile. Il reddito di cittadinanza anche con gli ulteriori correttivi non può e non deve diventare l’ennesima misura assistenzialistica e un ulteriore palliativo”. Lo afferma Giovanni Calabrese, assessore al lavoro e formazione professionale della Regione Calabria.
Svolta radicale
“In Calabria è necessaria una svolta radicale, una sorta di terapia d’urto con al centro le aziende che devono però assumersi tante responsabilità. Il precariato, il lavoro nero e il lavoro sottopagato, i tirocini di lunga durata nel pubblico e nel privato, rappresentano un evidente sopruso nei confronti di cittadini che cercano e desiderano un lavoro onesto, vero e dignitoso. Oggi – si domanda Calabrese – molte aziende lamentano che non si trova personale e soprattutto personale qualificato. È da questa criticità che dobbiamo partire approfondendo proprio con le aziende i temi sulla equa retribuzione, sulla formazione e sulla domanda-offerta che deve corrispondere alle reali esigenze”.