L’autunno non sarà facile in Europa. Il rallentamento dell’economia è ormai una certezza. Si tratta solo di capire di quale entità sarà. Non poteva essere diversamente dato il vorticoso aumento dei tassi deciso dalla Bce, il persistere di un’inflazione che si è dimezzata ma è ancora ben oltre la soglia ottimale del 2% e tenendo conto della turbolenze finanziarie ed economiche che stanno facendo deragliare la locomotiva cinese.
L’Italia soffre meno di altri Paesi e prova a chiudere l’anno intorno all’1%. La Germania è in recessione e la sua paralisi avrà effetti consistenti sulle esportazioni del nostro Paese. Se la Spagna se la cava discretamente non altrettanto si può dire della Francia. Insomma non è uno scenario tranquillizzante.
Che fare? L’errore più grave sarebbe quello di amplificare le tendenze negative dell’economia con scelte e annunci che rafforzano l’andamento regressivo del ciclo. Questo messaggio dovrebbe giungere alle orecchie di Christine Lagarde per farle capire la galoppata dei tassi va fermata per evitare che un’ulteriore stretta monetaria finisca per fare danni di medio periodo.
Se l’inflazione sta rientrando che senso ha insistere in una politica di freno che ha effetti soprattutto sulla domanda e sugli investimenti delle imprese? Tornare al 2% si può e si deve ma chi ha detto che bisogna rientrare nei ranghi nel volgere di un anno? Ma la Bce è un’istituzione indipendente e , a differenza della Federal Reserve, non ha tra i suoi compiti assicurare la stabilità anche dell’occupazione. E allora?
Allora tocca alla politica non sommare alla fretta della Bce altri errori. E’ la Commissione europea che deve decidere se vuole alimentare il ciclo che porta al mix di inflazione e stagnazione o se, invece, deve bilanciare il rigore affrettato della Bce con misure anticicliche. In pratica La Commissione dovrebbe far capire che il ritorno alle regole del Patto di stabilità non sarà altro piombo sulle ali di un’economia che rischia di precipitare.
Lo può fare i tanti modi. Uno di questi è scorporare dai deficit di bilancio dei Paesi le spese per investimenti pubblici produttivi, supervisionati dalla Commissione e miranti a creare occupazione e domanda per bilanciare le frenate dovute ai tassi. Si sa che nel Governo tedesco la componente liberale fa dell’astratto rigorismo un dogma e trova facile eco in Olanda e Austria, cui poco sembra interessare dei problemi di potenze economiche molto più rilevanti delle loro pur significative economie.
L’Italia, insieme a Francia e Spagna e con una buona interlocuzione col Cancelliere Scholz può e deve cercare di far capire che l’austerità adesso sarebbe un disastro , provocherebbe la micidiale stagflazione che normalmente diventa un pantano da cui diventa complicato riemergere. Ma per fare questo l’Italia deve avere le carte in regola e mostrare di voler fare sul serio con una politica di bilancio senza tagli ma con riqualificazione severa della spesa pubblica. E’ la sfida che Meloni e Giorgetti devono vincere. Altrimenti sarà una débâcle per l’Italia e anche per l’Europa.