La Commissione europea ha annunciato nuove norme in linea con la ‘EU Strategy for Sustainable and Circular Textiles’ (Strategia per il tessile sostenibile e circolare) finalizzate a responsabilizzare i produttori europei del settore tessile sul ciclo di vita dei tessuti, la sostenibilità, la raccolta differenziata dei capi d’abbigliamento, la cernita ed il riutilizzo dei tessili in generale. La nuova proposta strategica della Commissione europea, presentata lo scorso 5 luglio, sarà esaminata dal Parlamento europeo e dal Consiglio nell’ambito della procedura legislativa ordinaria. Secondo le stime della Commissione, quello tessile rappresenta il quarto maggior impatto negativo sull’ambiente e sui cambiamenti climatici e il terzo per quanto riguarda l’uso dell’acqua e del suolo, dopo quello alimentare, edile e dei trasporti. Inoltre, l’UE ha ribadito di ritenere la fast fashion (moda veloce) responsabile negli ultimi anni di aver avuto ritmi di produzione non sostenibili. La fast fashion, infatti, consente una disponibilità costante di nuovi stili a prezzi molto bassi portando a un forte aumento della quantità di indumenti prodotti, utilizzati e poi scartati.
Produzione raddoppiata
La produzione mondiale di prodotti tessili è quasi raddoppiata tra il 2000 e il 2015 e il consumo di capi di abbigliamento e calzature dovrebbe aumentare del 63 % entro il 2030, passando dagli attuali 62 milioni di tonnellate a 102 milioni di tonnellate nel 2030. Ogni anno nell’UE vengono buttati via circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, circa 11 kg a persona. Attualmente, solo il 22% degli scarti tessili post-consumo è raccolto separatamente per essere riutilizzato o riciclato, il resto è spesso incenerito o collocato in discarica. Nell’ambito della strategia dell’UE per i tessili sostenibili e circolari la Commissione ha dunque proposto di introdurre regimi coerenti per la transizione del settore tessile, che stabiliscono standard obbligatori per l’introduzione di fibre riciclate nei prodotti tessili, rendendoli più duraturi e più facili da riparare e riciclare vietando la distruzione dei prodotti invenduti o restituiti per ridurre al minimo l’incenerimento e lo smaltimento in discarica dei tessili. La proposta include anche l’integrazione di informazioni più chiare sulle etichette degli articoli che i consumatori acquistano, prevedendo la creazione di un ‘passaporto digitale’ del prodotto. Questo fornirà ai consumatori indicazioni sugli aspetti relativi alla circolarità, ad esempio come un capo possa essere riparato, riutilizzato o riciclato oppure possa rientrare nella filiera di produzione. Le misure riguardano anche i processi di produzione, il prelavaggio negli impianti di produzione industriale e la promozione di materiali innovativi; i tessuti in fibre sintetiche, infatti, come il poliestere e l’acrilico, sono una delle principali fonti di rilascio involontario di microplastiche nell’ambiente.
Produttori responsabili dei rifiuti
Inoltre, l’esecutivo UE annuncia: “È essenziale rendere i produttori responsabili dei rifiuti creati dai loro prodotti per dissociare la produzione di rifiuti tessili dalla crescita del settore. La responsabilità estesa del produttore può incoraggiare la progettazione di prodotti che promuove la circolarità durante l’intero ciclo di vita dei materiali e tiene conto del fine vita dei prodotti”. La proposta prevede che i produttori coprano i costi di gestione dei rifiuti tessili fornendo loro anche incentivi finalizzati a ridurre i rifiuti e aumentare dunque la circolarità dei prodotti tessili, progettando prodotti migliori fin dall’inizio. Le norme comuni dell’UE, in materia di ‘responsabilità estesa del produttore’, renderanno più facile per gli Stati membri attuare l’obbligo di raccolta differenziata dei prodotti tessili a partire dal 2025. La proposta affronta poi la questione del traffico illecito di rifiuti tessili, una realtà che, secondo la una recente relazione della Commissione: “è fortemente in crescita, con flussi verso l’estero, cassonetti abusivi per la raccolta, rifiuti spacciati per materia prima seconda o abbandonati in capannoni dismessi”. La nuova legge chiarirebbe cosa si intenda per rifiuto e cosa sia considerato un prodotto tessile riutilizzabile, per porre fine alla pratica delle esportazioni di rifiuti dissimulati a fini di riutilizzo. Ciò integrerà le misure previste dalla proposta di un nuovo regolamento in merito alle spedizioni di rifiuti garantendo che avvengano solo se vi sono garanzie che tali scarti tessili siano gestiti in modo ecologicamente corretto.