L’Agenzia delle Entrate ha chiuso 1.221 Partite Iva “apri e chiudi”; meccanismo per cui società e professionisti richiedono la partita Iva e poi cessano l’attività prima di versare le imposte dovute, per richiederne un’altra successivamente. Il numero è stato raggiunto durante un’indagine di appena un mese e mezzo di tempo. Al 31 luglio scorso l’Agenzia guidata da Ernesto Maria Ruffini ne contava altre 800 mila ferme da tre anni, a cui nei prossimi giorni sarà inviata la comunicazione preventiva della chiusura d’ufficio. Delle 1221, 359 sono state intercettate e chiuse in Lombardia (29%), 254 nel Lazio (21%) e 166 in Campania (14%). A seguire Toscana e Veneto con 105 chiusure. In tutte le restanti regioni i provvedimenti hanno interessato complessivamente 232 soggetti. I criteri di rischio per l’individuazione delle Partite Iva da sottoporre a controllo e i presupposti per la chiusura d’ufficio sono stati individuati in un Provvedimento dell’Agenzia. Le indagini sono svolte dalle strutture antifrode sulla base delle nuove norme e con l’ausilio di un nuovo e specifico applicativo informatico.
Altre 500 nel mirino
Da quanto rivela la stessa Agenzia delle Entrate, è stata elaborata un’ulteriore lista selettiva di oltre 500 Partite Iva aperte fra il 1° gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022, caratterizzate da anomalie sotto il profilo soggettivo e caratterizzate da consistenti operazioni economiche, pari nel complesso ad oltre 2 miliardi di euro, sui quali sono in corso approfondimenti. Queste società, che restano in vita per soli pochi mesi, per poi sparire diventando dei veri e propri fantasmi per il fisco, operano anche online e secondo recenti stime hanno generato un’evasione di circa 100 milioni di euro l’anno, solo per ciò che riguarda la vendita di beni quali smartphone, tablet, computer e console di videogiochi. “I dati diffusi dalla Agenzie delle Entrate sull’effetto della norma anti-truffe”, ha commentato il Presidente della Nona Commissione del Senato, Luca De Carlo “non è solo un altro obiettivo centrato dal governo Meloni ma è l’esempio della vera lotta all’evasione fiscale messa in campo dal Governo”.
Una nuova richiede fidejussione
La Legge di bilancio per il 2023 ha introdotto due commi al DPR 633/1972 che prevedono nuove misure di prevenzione e contrasto ai fenomeni di evasione connesse al rilascio delle Partite Iva. In particolare, il comma 15-bis.1 prevede la cessazione d’ufficio della Partita Iva per quegli operatori economici caratterizzati da profili di grave e/o sistematica evasione e di inadempimento degli obblighi fiscali nell’esercizio di attività che si esauriscono dopo un breve ciclo di vita; le cosiddette “apri e chiudi”. Il comma 15-bis.2 stabilisce che il soggetto destinatario di un provvedimento di cessazione della Partita Iva possa richiedere l’attribuzione di una nuova Partita Iva solo previa presentazione di una polizza fideiussoria o di una fideiussione bancaria della durata di tre anni e dell’importo minimo di euro 50.000 o, comunque, parametrato alle violazioni fiscali commesse, se di importo superiore.