Quando compri bottiglie di plastica lasci un deposito cauzionale che verrà restituito alla riconsegna. In sostanza è questa la proposta dell’Associazione Comuni Virtuosi (ACV), che rappresenta 133 amministrazioni comunali, illustrata in un report sul riciclo. Un sistema di deposito cauzionale (Drs) che, secondo i ricercatori Anna Vrbanic, Paolo Azzuro e Jessica Fairbrother, dovrebbe apportare miglioramenti operativi ed ambientali per l’Italia: riduzione della dispersione nell’ambiente (littering); aumento dei tassi di raccolta e riciclo dei materiali target con conseguente riduzione delle emissioni di anidride carbonica; miglioramento della qualità dei materiali raccolti per il riciclo potenziando significativamente la circolarità del mercato degli imballaggi. “Un sistema”, scrivono i ricercatori, che farà sì che “l’Italia si conformi agli ambiziosi obiettivi fissati dall’Unione europea, tra cui la Direttiva sulle plastiche monouso, che stabilisce che gli Stati membri raggiungano un tasso di raccolta per il riciclo del 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande entro il 2029 e che le bottiglie in Pet contengano almeno il 25% di plastica riciclata entro il 2025 e il 30% entro il 2030 per tutte le bottiglie in plastica per bevande.”
Il Sistema Deposito Cauzionale (Drs)
Il sistema di deposito cauzionale (Drs) per imballagi per bevande prevederebbe l’applicazione di un piccolo deposito, completamente rimborsabile, per incentivare i consumatori a restituire i contenitori di bevande usati. Verrebbe finanziato attraverso tre modalità: dal ricavato dalla vendita dei materiali da riciclare. Dai depositi dei contenitori che non vengono restituiti. E, infine, attraverso il contributo Epr (Responsabilità estesa del produttore) per i produttori. Un sistema Drs garantisce, oltre ad alte prestazioni di raccolta e riciclo effettivo, che la responsabilità finanziaria del produttore che immette i propri imballaggi sul mercato copra il 100% dei costi di raccolta e riciclo dei relativi rifiuti quando i contenitori vengono restituiti dall’utente finale.
Direttiva plastiche monouso
Tra i paesi europei che hanno già introdotto il sistema i tassi di raccolta variano da un minimo dell’88% (Svezia) a un massimo del 98% (Germania). Sulla base dei dati disponibili nei paesi dove il Drs è già stato introdotto, sono state analizzate anche le ricadute dell’introduzione di un sistema simile in Italia sui flussi di rifiuti attualmente gestiti ipotizzando che il Drs raggiunga tassi di raccolta del 90%. Questo studio dimostra che l’introduzione di un Drs migliorerebbe significativamente la raccolta ed il riciclo dei contenitori per bevande in plastica con un aumento del tasso di raccolta dei contenitori per bevande in Pet di 21,9 punti percentuali (dal 73,4% al 95,3%) ed un aumento del loro tasso di riciclo (misurato nel momento in cui il materiale entra in un impianto di riciclo) di 32,9 punti percentuali (dal 61,5% al 94,4%). Ciò consentirebbe all’Italia di raggiungere gli obiettivi della Direttiva sulle plastiche monouso, che prevede tassi di raccolta per il riciclo del 90% entro il 2029, minimizzando al contempo le perdite durante i processi di selezione e riciclaggio e fornendo una quantità adeguata di Pet riciclato (rPet) adatto ai sistemi di riciclo in “closed loop”, ovvero “da bottiglia a bottiglia” per soddisfare contestualmente i requisiti di materiale riciclato.
Meno CO2, risparmi per i comuni
L’introduzione di un Drs porterebbe a un risparmio annuale di emissioni di gas serra di oltre 600.000 tonnellate di CO2 equivalente. La riduzione delle emissioni è in gran parte dovuta al miglioramento del riciclo dei contenitori di plastica per bevande. Questi risparmi si traducono in una riduzione dei costi associati alle emissioni di CO2 equivalente di circa 64,2 milioni di euro.
Il costo annuo lordo dell’introduzione di un Drs in Italia ammonterebbe a 641,8 milioni di euro. I ricavi dalla vendita dei materiali raccolti per il riciclo e i depositi non riscossi compenserebbero parte di questo costo annuo lordo, fornendo rispettivamente un contributo di 232,4 milioni di euro (circa il 36% dei costi di gestione) e 328 milioni di euro (circa il 51% dei costi di gestione). I produttori pagherebbero quindi la differenza, con un costo netto stimato di 81,4 milioni di euro (circa il 13% dei costi di gestione). L’amministratore del sistema dovrebbe riscuotere un contributo Epr per ogni contenitore. Il Drsintercetterebbe oltre il 90% dei rifiuti di contenitori per bevande attualmente conferiti nella raccolta indifferenziata (pari a circa 246 mila tonnellate) e circa 960 mila tonnellate attualmente conferite in raccolta differenziata. Mentre i comuni beneficerebbero direttamente di una riduzione dei costi di trattamento e smaltimento dei contenitori attualmente raccolti nei rifiuti indifferenziati che verrebbero intercettati mediante Drs. Con un costo medio di trattamento e smaltimento di 122 euro a tonnellata per i rifiuti indifferenziati, i comuni risparmierebbero circa 30 milioni di euro.