Fissando la soglia del salario minimo legale in Italia a 9 euro lordi l’ora, il livello retributivo del nostro Paese diverrebbe uno dei più elevati fra gli Stati membri Ue, con potenziali gravi ripercussioni e costi assai elevati per le imprese. I lavoratori coinvolti nell’aumento salariale risulterebbero, infatti, pari a 2,9 milioni, con un aumento retributivo medio annuo di 1.073 euro, con un incremento complessivo del valore di 3,2 miliardi e un costo totale per le aziende stimato attorno ai 6,7 miliardi. È quanto emerge da un paper di Unimpresa. Il salario minimo esiste in tutti gli Stati membri, in alcuni casi è stabilito per legge, in altri dalla contrattazione collettiva. In 21 Paesi Ue esistono salari minimi legali (l’ammontare di tale valore minimo varia in maniera significativa, da 312 euro mensili in Bulgaria a 2.142 euro mensili in Lussemburgo), mentre in sei Stati membri (Danimarca, Italia, Cipro, Austria, Finlandia e Svezia) la protezione del salario minimo è fornita esclusivamente dai contratti collettivi.
Salario minimo in Ue
Secondo l’analisi di Unimpresa, il salario minimo orario lordo più elevato in Europa si registra in Lussemburgo ed è pari a 11,97 euro, mentre quello più basso è previsto in Bulgaria e ammonta a 1,62 euro, l’entità del salario minimo orario è quanto mai variabile da Paese a Paese: quelli in via di sviluppo così come alcuni Paesi mediterranei che escono da pesanti crisi economiche hanno salari minimi orari anche significativamente inferiori a 5 euro, mentre i Paesi con economie industriali consolidate e più sviluppate si posizionano sopra i 9 euro. Il salario minimo in Francia è fissato in 10,03 euro, in Germania è pari a 9,19 euro, in Belgio è di 9,41 euro, in Olanda è di 9,33 euro, in Spagna è fissato a 6,09 euro, nel Regno Unito è pari a 9,54 euro, in Inghilterra è invece pari a 8,21 euro, in Irlanda ha un valore di 9,80 euro.
Minore disuguaglianza e salari elevati
Sono proprio i Paesi caratterizzati da un’elevata copertura della contrattazione collettiva ad avere una minore percentuale di lavoratori a basso salario, una minore disuguaglianza salariale e salari minimi più elevati. Nell’attuale ordinamento normativo italiano, la disciplina dei criteri di calcolo della retribuzione è affidata alla contrattazione collettiva la quale negli anni ha garantito, nella maggioranza dei settori produttivi, un livello minimo di salario soddisfacente e dignitoso, infatti, in Italia, è stata scarsamente avvertita l’esigenza (portata alla ribalta nel 2019 dal Governo giallo-verde) di dotarsi di un salario minimo come accade in altri paesi europei, garantito per legge.
Impatto negativo sulle PMI
Tale aumento del costo del lavoro avrebbe un impatto negativo principalmente sulle piccole e medie imprese, riducendo drasticamente la competitività soprattutto nei mercati internazionali. Gli effetti negativi potrebbero essere, invece, più contenuti per le imprese di grandi dimensioni, tendenzialmente più solide e con maggiori disponibilità economiche. Nei Paesi che hanno già introdotto il salario minimo legale la questione dei lavoratori sottopagati e la diffusione di pratiche illegali sono, purtroppo, ancora presenti e, ciò nonostante, l’incremento dei controlli tecnologici sui dati stipendiali fino ad arrivare all’applicazione di pratiche come il name and shaming con cui si denunciano pubblicamente le aziende che non rispettano i minimi salariali legali.