Sovraffollamento e casi di suicidio, l’emergenza carceri irrompe nell’agenda di Governo e su quella del ministro della Giustizia, Carlo Nordio. Una priorità da tempo rimossa che oggi esplode con drammatica evidenza. I penitenziari italiani sono al collasso, il sovraffollamento tocca cifre oltre il preoccupante, con un carico di detenuti che viaggia sul 120% in più rispetto le capacità di accoglienza delle strutture. Una situazione che vista dal carcere significa 10mila detenuti in più rispetto ai posti letto.
Sovraffollamento e suicidi
La crisi penitenziaria è diventata una catena di emergenze, ad iniziare dalla tragedia dei suicidi: 44 detenuti che si sono tolti la vita dall’inizio 2023. Da giugno il picco mortale con 17 casi di suicidi dietro le sbarre. “Ogni suicidio in carcere è un fardello che angoscia ogni volta”, sottolinea il ministro, che precisa, “lo Stato non abbandona nessuno”. Affermazione che dovrà essere messa alla prova dei fatti dopo anni di annunci e proposte che hanno risolto solo in modesta parte i problemi.
Il Piano Nordio
Il ministro dopo l’incontro fatto a Torino nel carcere le Vallette, in seguito alla morte di due detenute, annuncia un progetto che intende mitigare il sovraffollamento degli istituti. Indica una strategia che prevede nuova edilizia carceraria, assunzioni di operatori specializzati, formazione lavoro per i detenuti.
La proposta
Il progetto porterebbe un alleggerimento delle strutture penitenziarie per chi ha commesso reati di “minima portata lesiva”. Detenuti che potrebbero essere trasferiti in ambienti meno coercitivi, come le caserme dismesse. Quindi in spazi e luoghi dove pur essendoci una stretta sorveglianza sono disponibili spazi aperti per svolgere diverse attività, dallo sport al lavoro.
Trasferire una parte di detenuti
Si cercano luoghi compatibili con una pena a misura umana. I detenuti che potranno accedere alle caserme riadattate sono quelli che devono scontare pene per i cosiddetti reati bagatellari, che hanno minore rilevanza sociale e possono essere repressi con sanzioni più lievi. Sono state rese note anche delle stime dei trasferimenti nelle ex caserme riadattate, che riguarderanno una parte, – si calcola alcune migliaia -, rispetto agli oltre 50 mila detenuti. Sono ora in corso delle verifiche a livello regionale e con il Demanio dello Stato per l’agibilità e l’uso delle caserme disponibili.
Penitenziari da snellire
Per chi si è macchiato di reati di particolare gravità, invece, resteranno gli istituti di pena che saranno ridimensionati come numero di presenze. La realizzazione di nuovi penitenziari hanno un percorso burocratico difficile, tempi lunghi e costi elevati.
Lo spiega lo stesso ministro. “Costruire un carcere è costoso e difficile”, evidenzia Nordio, “usare strutture perfettamente compatibili con la sicurezza in carcere è la soluzione su cui bisogna iniziare a lavorare, e ci stiamo lavorando”.
Fondi e opere con il Pnrr
I tempi che il ministro della Giustizia indica come “abbastanza prossimi”, sono anche quelli legati al Piano nazionale di ripresa. Tra i progetti dedicati alla riforma della giustizia è prevista la realizzazione di altre 640 camere detentive e spazi trattamentali. Si tratta di nuovi otto padiglioni che dovranno alleggerire la tensione abitativa.
L’edilizia, tuttavia, da sola non basterà. Per ridurre lo stress psicologico ci sarà anche l’incremento del supporto operatori specializzati per i reclusi. Il ministro ha ricordato che è in via di definizione il concorso per oltre 200 funzionari giuridico-pedagogici, gli educatori che accompagnano i detenuti nel percorso di reinserimento sociale. In questo contesto sono all’esame, come indicato dalla riforma messa in atto dall’ex ministro Cartabia, misure alternative alla detenzione.
Più organici e nuovi direttori
Edilizia e psicologi, sono due tasselli del Piano Nordio a cui dovrà aggiungersi l’incremento del personale. È noto che gli organici delle forze dell’ordine degli istituti penitenziari sono molto al di sotto del limite accettabile di sicurezza. L’obiettivo è ridurre il drammatico divario tra agenti, personale specializzato e popolazione carceraria. Problema che dovrà essere risolto al pari dello sblocco – che dura da 30 anni – della assunzione e nomina di 50 nuovi direttori delle carceri.
Percorsi formativi e lavoro
Infine il 13 giugno scorso è stato siglato un patto tra il Consiglio nazionale dell’economia e lavoro (Cnel) e il ministero della Giustizia per mettere in campo percorsi formativi nelle carceri per quanti chiedono di applicarsi in professioni capaci di valorizzare una inclusione sociale. Fare delle carceri dei luoghi di pena ma anche umani, con la possibilità non solo di espiare la colpa ma di riprogrammare una esistenza futura.