venerdì, 15 Novembre, 2024
Economia

Giansanti (Confagricoltura): “Bisogna frenare la corsa al rialzo dei tassi di interesse”

Il Presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti ha commentato i dati preliminari diffusi dall’Istat che hanno certificato una diminuzione dello 0,3% del Pil nel secondo trimestre. “Va fermata la corsa al rialzo dei tassi di interesse. Ulteriori aumenti del costo del denaro avrebbero effetti particolarmente negativi sulla crescita economica, sui consumatori e sulle imprese. La contrazione del valore aggiunto del settore agricolo è dovuta, in larga parte, agli eventi climatici eccezionali che stanno segnando l’annata. Siccità, alluvioni e grandinate hanno colpito gran parte del territorio nazionale.

Flessione dell’industria

La flessione del Pil, però, è stata registrata anche per l’industria, a fronte, come segnalato dall’Istat, di una domanda interna in diminuzione e di una componente estera netta che ha fornito un apporto nullo. In altre parole, le esportazioni ristagnano per la contrazione economica nei nostri principali mercati di sbocco nella Ue”, afferma Giansanti. “Preoccupa, inoltre, la diminuzione dei consumi interni che, per quanto riguarda gli alimentari si attesta in media attorno all’8%. In calo anche la richiesta di credito per gli investimenti che sono indispensabili per la transizione energetica e digitale. In questo quadro l’eventuale ulteriore aumento dei tassi di interesse comporterebbe il rialzo dei costi di produzione per le imprese che avrebbero due sole alternative: comprimere al massimo marginalità e investimenti, oppure scaricare i maggiori costi sui prezzi, alimentando così la spirale inflattiva”, prosegue il Presidente di Confagricoltura. In Italia, a differenza di altri Stati membri, manca un quadro normativo sulla definizione dei prezzi nel settore alimentare. “Guardiamo con interesse alle iniziative promosse dal governo per contrastare la crescita dei prezzi dei beni di maggiore consumo. L’inflazione alimentare in Italia e a livello europeo resta sensibilmente più alta di quella di base, nonostante la flessione dei prezzi agricoli all’origine, conclude Giansanti.

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