lunedì, 16 Dicembre, 2024
Il Cittadino

Odori d’estate allegramente eterei, drammaticamente galeotti

Nell’afa insopportabile e densa di umidità che ci ha oppresso nella settimana che si chiude oggi, l’unica notizia che mi ha dato un certo refrigerio è quella scovata nelle pieghe di un articolo di Domenico Di Sanzo (“Zuffa in Rai, Elly vuole un vicedirettore. E sul caso flatulenze si va a processo”, su Il Giornale.it, 24 luglio).

La vicenda lì narrata – nulla sapevo del caso flatulenze eteree nella nostra emittente pubblica – ha risvegliato la mia attenzione e mi ha subito indotto a sceglierla come argomento della settimana.

Nel suo articolo, Di Sanzo riferisce delle lotte – soprattutto tra la parte politica definita “progressista” – per uno dei sette posti da vice direttore del TG1. Lettura che si sarebbe fermata alle prime righe della cronaca se, prima ancora di riferire della battaglia progressista di retroguardia Cencelli in Rai, l’articolista non avesse accennato ad un rumor su una vecchia vicenda che, confesso, non conoscevo. Ve la riferisco con le sue parole: «E, sempre secondo indiscrezioni Rai, c’è un’altra novità, stavolta giudiziaria, che riguarda però le due precedenti gestioni del Tg della prima rete, dal 2018 al 2021. Si tratta della vicenda che ha visto coinvolta la giornalista Dania Mondini, che sarebbe stata relegata a lavorare, per punizione, in una stanza con un collega con noti problemi di flatulenza intestinale. Non ci sono ancora conferme ufficiali, ma si va verso il rinvio a giudizio per stalking per sei dirigenti di Viale Mazzini, tra cui…» (non riporto i nomi: se, nonostante il caldo, avete il prudore di conoscerli andate all’articolo de Il Giornale).

L’idea, accentuata dall’afa, dell’infelice giornalista Rai condannata (l’articolo non dice per quale colpa) a condividere l’ufficio col petomane mi ha portato subito – ah, la mia deviazione umanistica! – a immaginare gironi dell’inferno dantesco.

Con i sei (confermo: sei, una milizia!) dirigenti Rai, che mi sono apparsi come diavoli danteschi. Forse i Malebranche, la diabolica truppa di demoni protagonista dei Canti XXI, XXII e XXIII dell’Inferno. Ecco, quindi, i TV-Malebranche (li chiameremo così) riunirsi più o meno clandestinamente per stabilire un metodo punitivo contro la sventurata, rea di chissà quale misfatto. Molto probabilmente – quasi certamente, anzi – non un fatto disciplinare o etico, che avrebbe portato ad un procedimento da parte del datore di lavoro o dell’Ordine dei giornalisti. Potremmo immaginare, perciò, una colpa di lesa maestà verso uno dei poteri che dominano l’etere: non sanzionabile con un provvedimento ufficiale, ma da non lasciare impunita, perché si sappia che la libertà di informazione è tale… fino alla curva, come si direbbe dalle mie parti natie.

La curiosità che più mi pervade è quella di sapere chi sia stato il Barbariccia che ha ideato e proposto la perfida punizione. Un castigo che sarebbe stato crudele ed eccessivo perfino per il fantozziano Megadirettore Galattico, Duca Conte Maria Rita Vittorio Balabam, che non mancava comunque di una certa perfidia, ma non fino a questa raffinatezza.

Immagino anche alcune crudeltà aggiuntive da parte dei TV-Malebranche: bloccare le finestre della stanza; almeno in alcune ore del giorno far chiudere l’aria condizionata. Ma – se vero quello che scrive Il Giornale – sarà un processo a chiarire tutto, quindi qui ci tacciamo.

Salvo una chiosa finale, indotta dal titolo dell’articolo de Il Giornale da cui abbiamo preso le mosse, che contiene un riferimento ad Elly, chiamata così, confidenzialmente, senza il cognome.

Non mi trattengo! Perdonatemi, quindi, se cito un famoso verso della Divina Commedia, quello in cui  – canto XXI, v. 139 – Barbariccia comanda l’Avanti marsc’ alla sua truppa con un suono simile a quello di una tromba, ma proveniente da altro strumento «Ed elli avea del cul fatto trombetta».

E, come qualche volta ho già ammonito, Honni soit qui mal y pense: ed invito a notare che la “i” non è trasformata in “y”.

Dai cattivi odori eterei ci si può difendere; da altre puzze no.

Non riesco a chiudere quest’articolo – e prego i miei sempre più tolleranti quaranta lettori di perdonarmi – senza un pensiero agli ultimi, forse in questo caso agli ultimissimi: a quelli che il giustizialismo imperante vorrebbe venissero dimenticati e che fossero oggetto di torture più forti ancora di quelle dei gironi danteschi.

Sempre in questo asfissiante mese di luglio il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria “Pol.Giust.” ha compiuto un sit-in di protesta davanti al carcere di Cosenza.

Il Sindacato di Polizia – quindi non associazioni garantiste e radicali – ha esposto una situazione insostenibile: non solamente per la violazione dei diritti dei suoi iscritti (carenza di personale, straordinari non retribuiti, turni di servizio insostenibili, etc.), ma anche, e soprattutto, cito letteralmente dal loro comunicato:

«Reparto isolamento, dove sono ubicati detenuti psichiatrici con personale non formato a fare fronte a tale situazione, inoltre essendo un reparto molto piccolo privo di finestre e con questa tipologia di Detenuti che vivono in degrado viene a mancare l’igiene e nel reparto vi è un incredibile puzza rischiando di contrarre qualche infezione».

Parole, ripeto, di un Sindacato di Polizia. Una denuncia ed una protesta che sono passate inosservate dai media e dalla politica e che, invece, per la loro gravità, per l’invivibile e crudele situazione delle persone costrette in quel reparto di isolamento, avrebbero dovuto suscitare uno scandalo.

Parlare sarcasticamente delle flatulenze Rai è stato un divertimento: che spero abbia condotto qualcuno a seguirmi fino a queste ultime righe. E che, mi auguro, possa incidere perché chi ha il potere di farlo, attenui la tortura in cui quelle persone, essere umani qualsiasi nefandezza abbiano commesso, sono confinate dal nostro barbaro sistema carcerario.

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