Una stretta ai bulloni del Piano nazionale di ripresa per poi permettere una accelerazione senza che l’intero impianto si sfasci strada facendo. È la missione del ministro agli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, che chiama a raccolta nella Cabina di regia del Pnrr, il mondo produttivo e sindacale. Ieri il primo round che proseguirà anche oggi con le associazioni delle piccole imprese, gli artigiani, le cooperative e poi i sindacati.
In attesa della rate Ue
Il ministro si mostra ottimista sui tempi della rimodulazione del Pnrr e del successivo invio e via libera di Bruxelles. Illustra come sono stati aggiornati progetti e realizzazioni. Come ridefiniti i fondi da assegnare e quali opere avranno la priorità. Il tutto dentro il perimetro ristretto delle indicazioni concordate con Bruxelles. Il Governo tiene così un occhio all’imminente arrivo della terza rata (19 miliardi) e un pensiero alla quarta rata (16 miliardi) che dopo le modifiche dovrà trovare un raccordo tra progetti e nuovi fondi del RepowerEu.
La grande opportunità
“Oggi abbiamo una grande opportunità di mettere insieme le risorse rispetto a scelte coerenti ed efficaci”, spiega Fitto indicando i tempi della definizione del Piano, “Questa è la sfida che abbiamo di fronte e sono convinto che, non per fare annunci che non mi piace, ma nel giro di 2 o 3 mesi potremo avere un quadro organico di riferimento per poter cambiare la fase di attuazione in modo che si possa non solo risolvere i nodi organizzativi dei programmi ma anche mettere in campo una nuova strategia”.
Con il ministro per gli affari europei sono presenti a Palazzo Chigi, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, tutti i ministri e tutti i segretari alla presidenza del Consiglio. Assente il premier Giorgia Meloni, impegnata a Bruxelles. I primi a varcare l’androne di Palazzo Chigi, le associazioni imprenditoriali, i leader di Confindustria, Ance, Ania, Abi, Confedilizia, le associazioni agricole e poi quelle professionali.
Valorizzare il confronto
L’incontro è definito in una nota della Presidenza del Consiglio, come “Proficuo”, a sintetizzare l’esito è lo stesso ministro.
“L’obiettivo è intervenire sulle criticità e coordinare tutti gli interventi in campo”, puntualizza Fitto, “oltre al Piano di Ripresa e resilienza, le politiche di coesione e i fondi di sviluppo e coesione, per poter avere una visione unica tra le diverse risorse a disposizione”.
“Il confronto”, sottolinea ancora il ministro, “suddiviso per singoli tavoli serve ad una maggiore definizione delle questioni relative ad ogni specifico comparto per meglio calibrare gli interventi necessari”. Il metodo del “dialogo” proposto dal responsabile delle politiche europee riscontra il gradimento delle Associazione, motivo che rassicura lo stesso Fitto, che rilancia. “È il modo migliore per valorizzare il ruolo della Cabina di regia e individuare per tempo le soluzioni ad eventuali difficoltà. Il nostro intento”, conclude il ministro, “è consolidare questo dialogo e con i vostri suggerimenti verificare come migliorare questa impostazione”.
Costruttori protagonisti
Ieri inoltre sull’attuazione del Piano nazionale di ripresa si sono intersecate diverse iniziative, tra queste quella tenuta in Campidoglio con il seminario: “Pnrr di Roma”, occasione di confronto con altre città quali Bari, Bologna, Milano, Napoli e Torino. A sintetizzare rilievi e proposte il presidente di Ance Roma Acer, Antonio Ciucci. “Nel Pnrr, non solo a Roma ma a livello nazionale”, ricorda il responsabile romano dei costruttori, “noi rappresentiamo la maggiore fetta e c’è un motivo: il nostro settore è anticongiunturale per eccellenza, è quel settore che tira per primo. Già con il superbonus l’idea era questa, far ripartire il Paese attraverso il settore delle costruzioni. Roma è stata brava e fortunata a ricevere tante risorse, risorse che merita”.
Fondi per agricoltura e borghi
Nel Pnrr servono più risorse per i progetti di filiera. A dirlo è la Cia-Agricoltori Italiani presente alla quarta riunione della cabina di Regia a Palazzo Chigi per le modifiche al Pnrr da attuare entro la fine di agosto. Il presidente nazionale, Cristiano Fini chiede maggiori risorse per finanziare tutti i progetti di filiera.
Per Fini i fondi del Pnrr dovranno essere, in primo luogo, “destinati a investimenti per le aree interne, implementando la rete infrastrutturale, sia digitale che fisica, per una migliore mobilità”. Risorse, illustra Fini, da destinare anche alla ristrutturazione dei borghi antichi per attrarre turismo e, in particolare, “per dare nuovo impulso sostenibile”, sottolinea il leader della Confederazione italiana agricoltori, “agli agriturismi, settore complementare all’attività agricola, strategico per economia e comunità rurali”.
Ex Ilva, l’attacco del Pd
Sempre sui fondi Pnrr e dove spendere la quota legata all’ambiente a tenere banco è il dossier ex Ilva di Taranto. Il Ministro Fitto nei giorni scorsi ha presentato un emendamento al decreto salva-infrazioni, all’esame del Senato. Per porre un argine alla procedura di infrazione pendente sullo stabilimento. In pratica, secondo Fitto, l’ex Ilva potrà proseguire l’attività di modernizzazione e di decarbonizzazione, in attuazione del Piano di risanamento ambientale e delle prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale. Ad opporsi a questa procedura è il Pd con Francesco Boccia, presidente del gruppo del partito democratico al Senato. “La destra di Meloni e Fitto non vuole la decarbonizzazione a Taranto, c’è il tentativo di piegare la città, che non si è mai piegata. Non lo permetteremo”, attacca l’esponente Pd, “quel miliardo che il Pnrr stanzia sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto deve essere investito lì e con quella finalità”. Per il Pd, nel Centrodestra ci sarebbe anche un braccio di ferro tra i ministri, Raffaele Fitto e Adolfo Urso, tesi smentita dai diretti interessati. Per Francesco Boccia, invece, l’iniziativa di Fitto sulla ex Ilva , “umilia il ministro Urso: c’è Fitto contro Urso, il quale aveva detto il contrario di ciò che è scritto in quell’emendamento”, osserva Boccia, “aveva ipotizzato un contratto di programma che in realtà viene negato e vengono presi accordi diretti con un’impresa che ha voltato spalle a Taranto”.