Uno stop dell’export di grano ucraino avrà ripercussioni serie per Paesi poveri e Cina, ma anche per l’Italia che è quarta per importazioni.
“L’annuncio della mancata proroga dell’accordo sui cereali provenienti dal mar Nero coinvolge direttamente l’Italia”, scrive la Coldiretti, “dove le importazioni di grano proveniente dall’Ucraina sono aumentate del 326% per un quantitativo pari a oltre 115 milioni di chili nel primo trimestre 2023”.
Carestie e speculazioni
L’analisi della Coldiretti si basa su dati Istat relativi ai primi tre mesi del 2023 al fatto che secondo il ministro russo degli Esteri Serghei Lavrov, “la Russia non vede alcuna ragione per estendere l’accordo sul grano ucraino”.
Per la Confederazione dei coltivatori diretti invece l’intesa sull’export di grano dell’Ucraina è importante in primo luogo per garantire “gli approvvigionamenti nei Paesi più poveri dell’Africa e dell’Asia ed evitare carestie che possano spingere i flussi migratori”, ma sottolinea la Coldiretti, “è necessario evitare speculazioni e distorsioni commerciali provocate dall’afflusso di grano ucraino sul mercato europeo. In Italia infatti”, rileva la Coldiretti, “le quotazioni del grano tenero sono crollate del 30% nell’ultimo anno, su valori che sono scesi ad appena 26 centesimi al chilo, che non coprono i costi di produzione”.
Maxi import della Cina
Solo il 55% dei prodotti agricoli che hanno lasciato l’Ucraina dopo l’accordo hanno raggiunto i Paesi in via di sviluppo, come quelli del Nord Africa e dell’Asia, secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati del Centro Studi Divulga sui prodotti agricoli partiti da agosto 2022 a febbraio 2023 dai porti di Chornomorsk (36,4% del totale), Yuzhny (35,8%) e Odessa (27,8%).
“La Cina con ben 5,2 milioni di tonnellate di prodotti agricoli”, puntualizza la Confederazione, “tra grano, mais e olio di girasole, pari al 21,5% sul totale, è il Paese – conclude la Coldiretti – che ha beneficiato di più dell’accordo. La Spagna con 4,1 milioni di tonnellate di prodotti e la Turchia con 2,7 milioni di tonnellate di prodotti salgono comunque sul podio ma l’Italia”, conclude la Coldiretti, “con 1,76 milioni di tonnellate si colloca al quarto posto”.