Il brutale incidente stradale di Casal Palocco, quartiere della Capitale, che ha tragicamente strappato alla vita il piccolo Manuel ha scosso la coscienza di tutti noi ed è con profondo cordoglio che esprimiamo affetto e vicinanza alla famiglia di quel bambino innocente che resterà per sempre nei nostri cuori.
La dinamica e i particolari di quella tragedia sono sconcertanti. Alla base del comportamento incosciente del giovane che era alla guida del bolide che ha travolto l’auto su cui viaggiavano una mamma e i suoi due bambini, sembra esserci una sfida social pericolosa. Ancora una volta, una maledetta challenge fatta da ragazzi disposti a tutto pur di ottenere “like” sui social media.
È davvero questa la Generazione Z? Il nostro rapporto con i social è così distruttivo?
Cosa sta succedendo alla Gen Z ?
Cosa sta succedendo alla Generazione Z, a cui peraltro anagraficamente appartengo?
Cercando una risposta al quesito, mi sono imbattuta nel libro Schermi futuri, realizzato in collaborazione con Ipsos, con la direzione scientifica dello psichiatra Paolo Crepet e promossa e finanziata da Unieuro.
Il libro Schermi Futuri è scaricabile gratuitamente sul schermifuturi.com |
L’iniziativa ha l’obiettivo di informare e sensibilizzare i più giovani ad un utilizzo responsabile della tecnologia per contrastare ogni forma di distorsione della rete e favorire un’esperienza sempre positiva con la tecnologia nella vita quotidiana. |
Schermi Futuri è un’indagine che ha coinvolto 1200 ragazzi tra i 14 e i 19 anni, attivi sui principali social (TikTok, Instagram, Twitch, Facebook, YouTube, Twitter). I risultati di quell’indagine dicono che si possono riconoscere 8 comunità di giovani: gli esuberanti spensierati (18%), per loro i social sono una naturale continuazione della reale vita sociale, i bramosi di ammirazione (20%), sono quelli che vivono in prevalenza al Sud e nelle grandi città come Roma e per i quali l’obiettivo è apparire, gli audaci per emergere (15%) e poi ci sono i pacati riflessivi, i poetico-
Ecco cosa sta succedendo alla Generazione Z
La risposta alla domanda “cosa sta succedendo alla Generazione Z?” emerge dai dati dell’indagine ed è ben spiegata dallo psichiatra Paolo Crepet, che ha rilasciato alcune dichiarazioni al Corriere della Sera.
Secondo lo psichiatra: “I giovani vanno valutati nella loro multidiversità. Non pensiamoli sempre con la testa dentro lo smartphone. È vero, c’è un raggruppamento che pensa solo a questo, ma non sono tutti così”.
Molto importante è il rapporto scuola-studenti, Crepet è convinto “che si debba puntare molto sulla scuola. Sulla scuola, lo Stato può intervenire, sulle famiglie non direttamente. Prendiamo il caso dei ragazzi introversi o di quelli che si isolano. Se vanno in una scuola che nel pomeriggio organizza corsi ricreativi, come danza o teatro o altre proposte, allora dà a queste categorie uno strumento per uscire dal disagio”. La scuola -sempre secondo Crepet- potrebbe usare la tecnologia come incentivo cerebrale e non di spegnimento cerebrale. Ed ecco la proposta straordinaria che lancia lo psichiatra: “perché non inserire tra le materie anche la ricerca su Google o YouTube? Sarebbero strumenti eccezionali di conoscenza e distrarrebbero, invece dai social”.
A sbagliare sono anche i genitori
“Padri e madri non devono mai stare sullo stesso piano dei figli: noi siamo capitani, loro ragazzi”. Crepet fa anche un’analisi del rapporto genitori-figli e guardando ai 40-45enni che sono nati in un momento a scarso impatto tecnologico. Ebbene, oggi quei genitori si ritrovano a fare le stesse cose che fanno i loro figli: usano le chat, si mettono in posa sui social. Secondo Crepet si tratta di fratellizzazione genitoriale, un fenomeno che si sta verificando per la prima volta nella storia dell’umanità. I genitori arrivano a geolocalizzare i figli e per lo psichiatra “in questi casi si arriva alla patologia pura”.
* Liceale at Liceo Giulio Cesare di Roma e Speaker radiofonica at New Sound Level 90FM