Guerra, egoismo e divisioni devastano la terra. Questo il sunto del messaggio che Papa Francesco ha lanciato ieri ricevendo in udienza all’interno della Basilica di San Pietro i pellegrini da Concesio (Brescia) e da Sotto il Monte (Bergamo) in occasione del 60esimo anniversario della morte di Giovanni XXIII e dell’elezione di Paolo VI. “La terra si lavora insieme, si lavora per tutti e si lavora in pace; con la guerra, l’egoismo e la divisione si riesce solo a devastarla, come purtroppo stiamo vedendo in tante parti del mondo e in modi diversi”, le sue parole. Bergoglio ha parlato della necessità di fare tesoro delle proprie radici senza rinnegarle mai, “non tanto per trasformarle in un blasone o in un baluardo da difendere, quanto piuttosto come di una ricchezza da condividere. Amare le vostre radici deve essere amare il Vangelo di Gesù e amare come Gesù ha amato nel Vangelo. Questo insegna la vostra storia di terra e di Chiesa. Dalle radici viene il succo per crescere”, ha detto rivolgendosi ai presenti.
L’Enciclica Pacem in Terris 60 anni dopo
Il Santo Padre ha colto l’occasione per ricordare l’Enciclica Pacem in Terris formulata l’11 aprile del 1963 da Giovanni XXIII e tutt’ora moderna (pensando al conflitto in Ucraina), dato che parla “di una pace fondata sulla giustizia, sull’amore, sulla verità, sulla libertà, fondata sul rispetto della dignità delle persone e dei popoli. Valori che certo ha imparato e conosciuto prima di tutto nelle campagne della bergamasca; e lo stesso vale per San Paolo VI nelle terre bresciane”. E proprio sulle due città lombarde che successivamente si è focalizzato il pensiero del Pontefice, ricordando che Bergamo e Brescia, insieme, sono state scelte per essere ‘Capitale italiana della Cultura’ in questo 2023: “È un segno in più che ci porta nella stessa direzione. La vera cultura si fa infatti uniti, nel dialogo e nella ricerca comune e, come ci ha insegnato San Paolo VI, mira a condurre attraverso l’aiuto vicendevole, l’approfondimento del sapere, l’allargamento del cuore, a una vita più fraterna in una comunità umana veramente universale”. Cultura, secondo il Papa, che va coltivata poiché “amante della verità e del bene per l’uomo, per la società e il creato”. Uomini di cultura lo sono stati appunto Giovanni XXIII e Paolo VI, per il Papa due Santi Pastori che hanno saputo guidare la Chiesa in tempi di grandi entusiasmi e però altrettanto di grandi domande e sfide: “Hanno vissuto come protagonisti l’ondata di nuova vitalità che ha accompagnato il Concilio Vaticano II e hanno dovuto affrontare gravi pericoli come il terrorismo e la guerra fredda”. E a proposito di Santi, Francesco ha spiegato che non vengono creati da Dio in laboratorio, ma “li costruisce in grandi cantieri, in cui il lavoro di tutti, sotto la guida dello Spirito Santo, contribuisce a scavare profondo, a porre solide fondamenta e a realizzare la costruzione, ponendo ogni cura perché cresca ordinata e perfetta”.