“Del tutto insoddisfatti”, i sindacati; “Totale indisponibilità”, per il Ministero dell’Istruzione. Torna in alto mare a colpi di polemiche botta e risposta, la trattativa su “reclutamento e abilitazioni”. Eppure l’accordo sembrava ad un passo, o almeno c’erano tutte le premesse. La pubblicazione dei bandi per il concorso straordinario e quelli ordinari era prevista entro i primi giorni di febbraio secondo il verbale di conciliazione redatto tra Cgil, Cisl, Uil, Gilda e lo Snals con l’ex ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti. Invece nelle ultime 48 ore si sono innescate divergenze che hanno portato alla rottura.
L’intesa è saltata con la neo ministra Lucia Azzolina, che pure si era mostrata fiduciosa, mentre ora il Miur annuncia che procederà da solo. Per risposta i sindacati sono sul piede di guerra e dicono di essere “Pronti ai ricorsi”, annunciando che: “le ragioni per cui sono state a suo tempo sospese le iniziative di mobilitazione vengono oggi definitivamente a cadere”. Da parte del Ministero, non si nasconde disappunto e “stupore” per la posizione espressa dalle Organizzazioni Sindacali a fronte di un governo pronto ad assumere quasi 70mila docenti attraverso i vari bandi di concorso in preparazione. “Bandi che devono partire subito per consentire le immissioni in ruolo”, spiegano al Ministero dell’Istruzione, “i Sindacati decidono per la rottura, nonostante un tentativo di trattativa e l’accoglimento di metà delle questioni portate al tavolo odierno”. La levata di scudi proclamata da: FLCGIL, CISL, UIL, SNALS e GILDA, è sorta per contestare l’atteggiamento dell’amministrazione pubblica che a loro giudizio è stata di totale chiusura rispetto alle proposte avanzate.
Per segretari generali delle sigle sindacali quindi “sarà mobilitazione”, ed è prevedibile una pioggia di ricorsi che potrebbero mettere a rischio l’avvio dell’anno scolastico a settembre con i docenti di ruolo in cattedra. Lo scorso anno la cosiddetta “supplentite” aveva toccato la cifra di 185 mila insegnanti precari. Per questo era prossimo l’accordo su la messa in ruolo. La spaccatura nasce infatti da come si intenda procedere per la riduzione del precariato. La nel ministra Azzolina si è tenuta in linea con la proposta del M5S. di cui è una esponente al pari del suo predecessore, puntando sul rispetto del mandato parlamentare in merito al decreto 126/2019 per la riduzione del precariato del personale scolastico convertito in legge a dicembre.
La proposta è quella delle prove selettive, ossia scelte basate sul merito e non sanatorie. Quindi selezione anche per insegnati che hanno in questi anni avuto esperienze continuative di docenza. Per il Miur quindi il blocco delle trattative voluta dai sindacati sarebbe ingenerosa verso comunque una proposta del governo che sta per assumere quasi 70mila docenti attraverso i vari bandi di concorso in preparazione. Bandi che però devono partire subito per consentire le immissioni in ruolo.
I sindacati come risposta entrano nel merito spiegando i punti di rottura, ad esempio l’assenza – nelle preselezioni “salva-precari” – di una banca dati sui testi che potrebbero uscire alla prova, ovvero la prepubblicazione dei quesiti oggetto dello scritto. Una modalità non nuova, ma rifiutata dal Miur per il concorso straordinario, invece prevista per quello ordinario. “Trattasi di prova scritta selettiva”, si legge nel verbale del Miur, “volta ad accertare il possesso da parte dei candidati di specifiche competeze”. Una prova scritta che per il Ministero deve contare 80 quesiti a cui rispondere in 80 minuti di tempo.
Per i sindacati i quesiti sono troppi e il tempo è poco, e non è bastato scendere a 70 domande. I sindacati, inoltre, contestano la procedura ai soli fini abilitanti prevista dal decreto. Tra i punti caldi del disaccordo per i sindacati c’è anche quello di esprimere in maniera chiara che gli specializzati o specializzandi sul sostegno, possono partecipare al concorso straordinario anche se insegnano in un ordine di scuola diverso dalla secondaria. Per il Miur è una richiesta non condivisibile. Le divergenze si sono allargate anche sui punteggi: far pesare lo scritto al massimo sino a 30 punti e la valutazione dei titoli sino a 70, con l’attribuzione di 5 punti per ogni anno di servizio. Mentre il Miur invece ribadisce la scelta di assegnare alla prova selettiva l’80% del punteggio.
Così come il Miur ha bocciato le richieste sui concorsi ordinari per la secondaria, la primaria e l’infanzia. I sindacati chiedevano di eliminare la prova preselettiva, o di “definire il voto minimo per il superamento dell’eventuale prova preselettiva per garantire omogeneità su tutto il territorio nazionale”. Insomma ciò che dal 24 aprile appariva un percorso a tappe forzate ma con punti di accordo che sembravano consolidati ora vacilla al punto che Francesco Sinopoli (Cgil), Maddalena Gissi (Cisl), Pino Turi (Uil), Rino Di Meglio, coordinatore della Federazione Gilda-Unams, ed Elvira Serafini (Snals), non nascondono il disappunto per come sia precipitato il confronto dopo i passi avanti fatti negli ultimi mesi. “L’amministrazione ha risposto con una chiusura totale”, scrivono i sindacati, “su tutte le principali questioni politiche che abbiamo sollevato, naviga a vista, non ha mostrato nessun interesse a individuare soluzioni: a questo punto si fa sempre più concreto un ritorno alla mobilitazione”. Con i nuovi concorsi – aperti a chi ha almeno 36 mesi di servizio (a partire dall’anno scolastico 2008/2009) – si calcola ci saranno quasi 50 mila assunzioni nella scuola secondaria. Tra queste, circa 24mila posti sono a disposizione con un concorso straordinario per sanare il precariato.