Più volte abbiamo scritto di quanto il mare sia volano di ricchezza e di sviluppo per l’intera economia nazionale, in termini di risorse alimentari primarie, ecosistemi vitali, occupazione, industria nautica, trasporti e turismo. Ma è ancora poco nota la sua enormi strategicità per la transizione ecologica e la produzione energetica. Dalle energie rinnovabili del mare potrebbero arrivare 8,5 GW al 2030, che garantirebbero una produzione di 25,5 TWh, pari al 7% del fabbisogno elettrico nazionale, un risparmio di quasi 13.000 tonnellate di CO2 e 2,2 milioni di tonnellate di petrolio, oltre a 145.000 nuovi posti di lavoro. Per questo 13 grandi aziende, impegnate nella filiera italiana legata alla realizzazione degli impianti di produzione energetica in mare e nella logistica marittima e portuale, hanno fondato “Aero”, l’associazione delle imprese delle energie rinnovabili offshore.
Pichetto Fratin: in arrivo il Decreto che favorisce lo sviluppo delle fonti rinnovabili
Le fonti green costituiscono non solo una risposta all’esigenza della lotta al cambiamento climatico, ma anche alle questioni legate alla sicurezza energetica, alla creazione di competenze professionali e know how che saranno sempre più richieste con la transizione ecologica, ha commentato il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin. “Il compito del Ministero – ha detto il ministro – è velocizzare, per le parti di nostra competenza, le procedure autorizzative per garantire tempi certi alle imprese che investono”. Per arrivare ai circa 9 GW da installare nel mare bisogna, però, intervenire sugli iter autorizzativi: “A Taranto ci sono voluti 14 anni per finire il primo impianto eolico in mare, il Beleolico. È una tempistica che non possiamo permetterci”, ha ricordato l’analista di WindEurope, Giuseppe Costanzo, in un appello al Governo a chiudere al più presto il decreto Fer2, guardando già al successivo Fer3. Il provvedimento che norma gli incentivi alle rinnovabili innovative sembrerebbe quasi pronto dopo una lunghissima gestazione di cinque anni, insieme al decreto attuativo sull’individuazione delle aree idonee. Il FER2 consentirà di incentivare complessivamente 4.590 megawatt di impianti.
Le aziende scettiche sul decreto FER2
L’attesissimo decreto che incentiva le rinnovabili elettriche meno competitive “è stato notificato a Bruxelles”, ha confermato la viceministra Vannia Gava, parlando con i giornalisti a margine della cerimonia di apertura della fiera K.EY del 23 marzo scorso. Restano scettiche le principali associazioni di settore, deluse dallo schema previsto per il FER2. “La crisi energetica prosegue, i costi in bolletta diventano sempre più insostenibili e il Governo, che ora è nel pieno delle sue funzioni, sulle rinnovabili è fermo – afferma il presidente del Coordinamento FREE, Livio de Santoli –. Del FER2, dopo il passaggio in Conferenza Unificata, non se ne è saputo più nulla. Il provvedimento che dovrebbe finanziare le tecnologie rinnovabili innovative è scomparso e nell’ultima versione conosciuta è assolutamente da rigettare, se no le affosserà definitivamente”.
“Aero”: al Governo chiediamo infrastrutture. L’Italia può essere protagonista
Per rappresentare gli interessi del settore le aziende Acciona Energia, Agnes, BayWa r.e. Progetti, BlueFloat Energy, Fred Olsen Renewables, Galileo, Gruppo Hope, Isla, M.S.C. Sicilia, Renantis, Repower Wind Offshore, Saipem e Tozzi Green hanno costituito “Aero”: , che ha già delle precise richieste da fare all’Esecutivo: “Con i suoi 8.300 chilometri di coste, la sua rete portuale e una posizione baricentrica nel bacino del Mar Mediterraneo, l’Italia può e deve giocare un ruolo di primo piano nella promozione e nello sfruttamento delle Energie Rinnovabili Offshore – ha dichiarato il presidente di Aero, Fulvio Mamone Capria -. Al Governo chiediamo elaborare un piano di gestione dello spazio marittimo, di approvare gli accordi relativi alle Zone Economiche Esclusive con i Paesi confinanti e di pianificare idonei interventi infrastrutturali nelle zone portuali strategiche”.