Le esportazioni rappresentano da diversi anni l’aggregato di contabilità nazionale più dinamico, capace di trainare l’economia italiana sopperendo alla cronica debolezza della domanda interna e secondo il Rapporto di CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media impresa) denominato “Le piccole imprese e la sfida dell’export: le opzioni per crescere ancora” reso noto durante la presentazione dell’Osservatorio CNA Export 2023, sono oltre 112 mila le imprese italiane che attualmente realizzano almeno una parte del loro fatturato all’estero. Il 43,1% delle aziende che hanno realizzato vendite all’estero considerano le esportazioni un fattore decisivo nella loro equazione di business e un elemento costitutivo della loro attività, di fatto sono “irrinunciabili”. Il 28,9% delle imprese, si legge nel rapporto, considera le esportazioni un fatto “complementare”. Il fatturato che proviene dalla collocazione delle loro produzioni sul mercato interno viene stabilmente “integrato” dal fatturato estero. Un’ulteriore 28,0% delle imprese intervistate definiscono invece “episodico” il loro rapporto con l’estero. L’importanza dell’export è emersa anche nei mesi successivi al lockdown del 2020 tanto che a settembre 2021 le esportazioni italiane superavano i livelli pre-pandemia (+7,9% la variazione cumulata tra il primo trimestre 2020 e il terzo trimestre 2021). Un caso unico tra le grandi economie europee. L’andamento positivo delle esportazioni italiane e la capacità di resistere ai fattori di crisi si lega indissolubilmente al modello di specializzazione produttiva del Paese. l’Italia è infatti la seconda economia manifatturiera europea e le sue produzioni, in gran parte realizzate da imprese di piccola dimensione particolarmente dinamiche, godono di un apprezzamento planetario grazie al forte appeal del Made in Italy.