Dai dati presentati da Confcommercio su “Terziario, lavoro, economia: per una nuova stagione di crescita” in occasione della ventiduesima edizione de “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000” emerge che mancano lavoratori soprattutto nei servizi legati al turismo. Per Confcommercio le possibili spiegazioni sono: una riduzione dell’offerta dopo la pandemia (emigrazione di figure qualificate), spostamenti su altri settori, come le costruzioni e insufficienti competenze per mancanza di formazione. Sul ruolo del reddito di cittadinanza la suggestione è che se un soggetto non è occupabile, la misura non ne cambia l’occupabilità. Per Confcommercio l’idea che gli imprenditori vogliano pagare “poco” e perciò non trovano lavoratori non regge sotto il profilo logico, caso mai potrebbe esserci l’influsso negativo di contratti in dumping. Confcommercio calcola che se nel 2023 si osservasse una crescita delle presenze turistiche del 15,3% rispetto al 2009 (oltre 500 milioni) avremmo bisogno di 280 mila nuovi lavoratori rispetto allo scorso anno solo in alloggi e ristorazione, circa il doppio se consideriamo l’indotto. Le “denunce” degli imprenditori sulle difficoltà di reperimento di lavoratori appaiono coerenti con le stipe Unioncamere-Anpal: 40% di 580 mila, pari a 220-230 mila posti di lavoro che non si riuscirebbero a coprire nel 2023.