I social media? Sicuramente utili per alleviare la noia, meno invece per stimolare la creatività e la possibilità di scoprire nuove passioni. Sono questi i risultati di uno studio pubblicato sulla rivista Marketing Theory e coordinato dal Prof. Stephen Murphy del Trinity College di Dublino.
In particolare, la ricerca mette in luce le caratteristiche della noia, uno stato emotivo sempre presente – a diversi dosaggi – nella vita di ognuno, ma ultimamente esacerbato durante la pandemia di COVID-19 a causa delle restrizioni di movimento che hanno impedito le esperienze di vita.
Lo studio ha utilizzato diverse interviste finalizzate a identificare due tipi di noia, quella superficiale e quella profonda. La noia superficiale è la più comune e fisiologica, e si riferisce a un’irrequietezza situazionale in cui le persone desiderano distrazioni. Al contrario, la noia profonda si riferisce a un disagio esistenziale in cui le persone lottano con il proprio senso di sé, ma alla fine possono portare alla scoperta di passioni prima sconosciute.
Noia e social network sono strettamente collegati. Un ruolo da protagonista durante il lockdown, infatti, è stato svolto proprio dai social media, la cui azione a volte salvifica durante il confinamento è emersa con forza nella ricerca. I social media, infatti, forniscono alle persone stimoli edonistici, fonti di desiderio, eccitazione e vari stati d’animo che consentono agli utilizzatori di allontanarsi temporaneamente da una situazione che a volte non sanno come gestire. L’accessibilità e la natura “sempre attiva” dei social significa che essi sono sempre a portata di mano per riempire i “tempi di inattività”.
Il risultato dei social sulla creatività
I ricercatori hanno però osservato che i social network possono sì alleviare la noia superficiale, ma non contribuiscono granché a sviluppare la creatività e la scoperta di nuovi interessi, anzi addirittura impediscono alle persone di progredire verso uno stato di noia profonda, nel quale potrebbero scoprire nuove passioni.
“È facile essere risucchiati dai social media perché sei annoiato e hai del tempo da ammazzare, ma mi sono sempre sentito come se avessi sprecato il mio tempo, semplicemente scorrendo e aggiornando i miei feed senza pensarci” ha dichiarato una partecipante al panel della ricerca, dando un po’ la misura dell’intero studio. I partecipanti hanno descritto di essersi sentiti annoiati durante la permanenza forzata a casa, e solo grazie alla loro attività di consumo digitale sono riusciti a distrarsi dall’impossibilità di uscire fuori casa. Ma cos’è rimasto loro? Nulla. Alla fine, tutto il tempo passato tra bacheche post e challenge varie li ha lasciati comunque annoiati. In questo senso, tutti i partecipanti alla ricerca sono apparsi “bloccati in un ciclo ricorsivo”, oscillando continuamente tra momenti fugaci di noia superficiale e forme di distrazione mediate digitalmente.